Era davvero strano, se ci pensate, che un’entità politica complessa, estesa a diversi paesi e culture, potesse restare immune da ciò che nella storia delle associazioni umane è sempre stato: la corruzione. Vedremo, in questo nuovo anno, dove ci porterà il Qatargate che ha investito l’Unione Europea, capendone estensione e profondità. Vedremo se emergerà una struttura generale corrotta, impossibilitata nella sua azione riformatrice e di sviluppo economico-sociale europeo da veti e accordi guidati da interessi personali e soldi oppure se era soltanto un piccolo gruppo di ladri (perché questo è il nome corretto) da asportare dal corpo delle istituzioni europee.
Nel frattempo, se non vogliamo, come si dice, “buttare via il bambino con l’acqua sporca”, guardiamo all’ultimo importante documento ufficiale rilasciato a metà dicembre dall’Unione Europea con tanto di cerimonia (a firma della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, della Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola e del Primo ministro ceco Petr Fiala per la presidenza di turno del Consiglio). Si tratta della “Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali per il decennio digitale”.
E’ un documento importante, di cui andare fieri, che impegna l’Unione in una serie di azioni, con sussidi e finanziamenti, tutti orientati a gestire al meglio l’impatto di una “ruggente” trasformazione digitale in corso che sta cambiando la vita, individuale, sociale e professionale degli individui. Provando a delineare una serie di attività per miglioramenti qualitativi del nostro vivere, crescita economica e sostenibilità sociale e ambientale. Insomma un quadro di riferimento per l’applicazione delle tecnologie digitali che l’Unione europea finalizza allo sviluppo futuro di società democratiche e inclusive, contrastando ciò che spesso accade nelle fasi di crescita e trasformazione, cioè una corrispondenza perversa tra sviluppo tecnologico e parziale regressione dei diritti, sia nazionali sia individuali.
Vabbé ma che noia, direte voi. Sai quante volte l’Unione si è espressa a livello di diritti e principi etici, anche in tema di digitale? E’ vero. Però dobbiamo ricordare che queste definizioni non si fermano sulla carta, vanno oltre, attraverso un’azione che si concretizza in raccomandazioni, linee attuative, finanziamenti, divieti e indirizzi il cui percorso è monitorato attraverso apposite Commissioni. Insomma, è il lavoro corretto che un’entità come l’Unione europea deve svolgere per definire un quadro normativo e di azioni degli stati membri nell’attuale contesto. In più, mi sembra importante sottolineare come ancora una volta l’impostazione formale europea rafforzi la dimensione umana nel processo di trasformazione digitale, nonché sottolinei una visione di mercato unico digitale non frammentato nei diversi contesti nazionali. Insomma, un documento che si aggiunge, nei suoi capitoli, a un’azione che a mio avviso è organica rispetto a quanto negli anni scorsi il Parlamento europeo ha deliberato in tema di evoluzione digitale, con sottolineature in merito al rispetto dei diritti fondamentali (protezione dei dati, vita privata, non discriminazione e parità di genere), protezione dei consumatori, neutralità tecnologica e della rete, inclusività fino al diritto alla disconnessione.
Il documento dovrebbe guidare l’azione politica degli stati membri verso una “prospettiva human centric” della trasformazione digitale, cercando di frenarne la deriva business e di creazione artificiale di consumo, con conseguenze impattanti sulla qualità della vita delle persone e dei rapporti sociali e di lavoro. Sta ora ai singoli stati membri, come sempre avvenuto, creare piani attuativi delle linee-guida. E allora, ancora una volta, viva l’Unione europea che, oltre agli indirizzi ci regala ammonimenti e multe salate in caso di non attuazione, indicazioni di percorso e risorse economiche a fronte di riforme da approvare e insomma, ci dà una bella spinta alla nostra pigra azione riformatrice in tema di digitale.
Più chiari di ogni commento e per sondare la concretezza della Dichiarazione, ecco allora alcuni titoli in cui si articola il documento:
- L’assunto primario: mettere le persone al centro della trasformazione digitale.
- Solidarietà e inclusione: norme e finanziamenti per garantire a ogni persona nell’UE accesso alla connettività digitale ad alta velocità a prezzi accessibili; sviluppo di competenze digitali attraverso formazione e azioni per un continuo aggiornamento; vigilare su condizioni di lavoro che consentano alle persone di disconnettersi e di avere garanzie di equilibrio tra vita professionale e vita privata in un ambiente digitale; nel luogo di lavoro, gli strumenti digitali non devono mettere a rischio la salute fisica e mentale dei lavoratori.
- In tema di sistemi di Intelligenza Artificiale l’impegno è indirizzare uno sviluppo antropocentrico, dalla genesi, alla diffusione, all’utilizzo. Maggiore trasparenza, quindi, sull’uso degli algoritmi per consentire una maggiore conoscenza e responsabilità quando si utilizzano questi sistemi; garantire che gli algoritmi siano basati su insiemi di dati idonei a evitare discriminazioni e consentano la supervisione umana di tutti i risultati che interessano la sicurezza e i diritti fondamentali.
- Partecipazione allo spazio pubblico digitale. E’ un tema di democrazia e su questo l’Unione si impegna nel vigilare sull’azione delle piattaforme on line e sulla capacità dei loro servizi di orientare e plasmare l’opinione pubblica. Attenzione quindi a disinformazione e limitazione della libertà di espressione.
- Sicurezza e protezione. E’ il grande tema della security dove ogni Stato ha sviluppato propri piani attuativi in relazione alle linee guida. Con questo documento si definisce che “i prodotti e servizi digitali devono essere sicuri e protetti e tutelino la vita privata fin dalla progettazione, traducendosi in un elevato livello di riservatezza, integrità, disponibilità e autenticità delle informazioni trattate”. E quindi ecco l’impegno dell’Unione a vigilare sul rispetto della vita privata e sulla protezione dei dati personali, sulla riservatezza delle comunicazioni e delle informazioni sui dispositivi personali evitando una sorveglianza e un tracciamento online illeciti. Sancito il diritto a determinare la propria eredità digitale e decidere cosa succederà, dopo la morte, ai propri account personali e alle informazioni che ci riguardano. Azioni anche per una maggiore protezione dei bambini e dei giovani nell’ambiente digitale.
- Sostenibilità. Azioni e norme per attenuare l’impatto negativo su ambiente e società di prodotti e servizi digitali, evitando obsolescenza prematura e dando ai consumatori nuovi strumenti informativi per capire l’impatto ambientale. Questo obiettivo dovrà essere fissato fin dall’inizio della progettazione di prodotti e servizi e garantire una produzione, utilizzo, riparazione, riciclo e smaltimento tali da minimizzare l’impatto.