Agricoltura 4.0: la tecnologia c’è, ora tocca agli agricoltori

Le soluzioni tecnologiche per trasformare il comparto agroalimentare ci sono, ma sono poche le realtà veramente digitali, la maggior parte delle aziende è indietro

Il mondo dell’agricoltura è oggi messo sotto pressione: deve fornire sostentamento a una popolazione sempre più numerosa, deve farlo diventando più sostenibile e deve essere in grado di rispondere in modo efficace ai cambiamenti climatici che negli ultimi anni stanno creando molti problemi. La tecnologia e la ricerca, per fortuna, possono aiutare a trovare delle soluzioni a tutti questi problemi, spingendo il mondo dell’agricoltura, della zootecnia e della trasformazione verso un nuovo modo di lavorare. Purtroppo tutto il comparto fatica a iniziare questo percorso, nonostante gli incentivi che sono stati messi a disposizione con il piano Transizione 4.0 negli ultimi anni. «Nel 2023 – ha spiegato Andrea Bacchetti, direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano – abbiamo assistito a una forte crescita del mercato, ma anche a un incremento più modesto della superficie coltivata con tecnologie digitali e delle aziende che applicano concretamente almeno una tecnologia. Chi storicamente ha già investito nel digitale per l’agrifood raggiunge risultati positivi e quindi prosegue a investire in maniera ancora più intensa, ma nuove aziende faticano a fare il primo passo». Il mercato dell’Agricoltura 4.0 è in crescita, ma dalla ricerca realizzata e presentata poche settimane fa dall’Osservatorio Smart Agrifood e del Laboratorio Rise (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia è emerso che la spesa cresce: ha raggiunto nel 2023 i 2,5 miliardi di euro (+19% rispetto al 2022). Tuttavia gli investimenti non hanno portato a un aumento della superficie coltivata con tecnologie digitali, che continua a essere modesta, ed è passata dall’8% del 2022 al 9% del 2023. Il 72% delle aziende agrarie italiane utilizza almeno una soluzione di Agricoltura 4.0, valore rimasto pressoché invariato rispetto al 2022: questo dato conferma che sono pochi i nuovi “adepti”.

Gli investimenti inseguono gli incentivi 

In questo ultimo anno la distribuzione della spesa è cambiata a causa della riduzione degli incentivi statali su macchinari connessi e sistemi di monitoraggio e controllo dei mezzi: fanno ancora la parte del leone, ma stanno crescendo gli investimenti in soluzioni software che permettono di interconnettere la parte hardware e di analizzare i dati raccolti. In particolare l’11% della spesa è data da software gestionali e Fmis (Farm management information systems), l’8% da piattaforme di integrazione dati, un altro 8% da sistemi di mappatura di coltivazioni e terreni, e il 5% da Dss (Software di supporto alle decisioni). «Nell’ultimo anno temperature primaverili sotto la media, ondate di calore estive, eventi alluvionali estremi hanno messo a dura prova il settore agricolo – ha sottolineato Chiara Corbo, direttrice dell’Osservatorio Smart AgriFood –. In questo contesto, l’innovazione digitale ha continuato a dimostrare il suo ruolo nel rendere più sostenibile, efficiente e competitivo il settore. Abbiamo analizzato diversi casi che lo dimostrano: per esempio, le soluzioni di irrigazione di precisione possono consentire di meglio stimare le esigenze irrigue delle colture aumentando le rese, come si è verificato in un caso in Portogallo dove le rese del mais sono aumentate quasi del 30%. Oppure l’utilizzo dei Dss può consentire di impiegare in maniera più razionale gli input tecnici: in un’applicazione in vigneto in Italia, ad esempio, il risparmio di agrofarmaci è stato del 35% circa». Dai dati della ricerca emerge un mercato dinamico, specialmente sul fronte delle soluzioni legate ad Agricoltura 4.0 che sono cresciute del 10%, come i provider tecnologici che le offrono (+13%). Sono il 20% le startup che operano in questo settore e queste ultime sono spesso focalizzate su tecnologie di frontiera, come l’Intelligenza Artificiale, Machine Learning e robotica.

Comparto agricolo spaccato in tre segmenti 

Però non è tutto oro quel che luccica: solo l’8% delle aziende agricole del campione della ricerca può essere considerata “matura” a livello digitale. Il 50% si trova ancora “in cammino”, mentre il restante 42% è in forte ritardo nel percorso di adozione delle soluzioni di Agricoltura 4.0 o addirittura fermo. Da questa ricerca emerge come il mondo dell’agricoltura italiano sia spaccato in tre segmenti: quelli che puntano alla trasformazione digitale, quelli che ci stanno provando e quelli che oltre al minimo indispensabile non fanno nulla. Il rischio reale è di trovarsi spiazzati di fronte a situazioni esterne, in particolare quelle climatiche, o normative che possono stravolgere il mercato: essere capaci di rispondere in modo rapido è fondamentale, specialmente in agricoltura dove la perdita della stagione può avere effetti negativi su tutta la filiera sino ai consumatori.

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