Il sapere è potere se è applicabile. La conoscenza è rivoluzione, non evoluzione. L’evoluzione si verifica tra due rivoluzioni successive. E la conoscenza è alla base della preparazione reale, quella che serve sul campo. E in Italia, Europa, Stati Uniti la conoscenza reale e il sapere STEM non sono sufficientemente diffusi: l’Occidente ha sbagliato.
Tra poco non avremo più nessuno in grado di sviluppare un orologio meccanico, mentre crescono le schiere di chi ne fa uno digitale con Arduino e le altre famiglie di prodotti similari.
Oggi sono poche le persone che riescono ad apprendere nozioni pratiche che in futuro potranno essere adattate alle esigenze degli anni che via via verranno.
La stessa necessità di lavoratori è frutto di valutazioni opposte da parte dei futurologi: c’è chi ritiene che la tecnologia crei più nuovi posti di quelli che lascia indietro, e c’è chi (come me) ritiene che il numero di lavoratori reali stia rapidamente diminuendo, parzialmente compensato dagli shit jobs ma questo, per ora, tralasciamolo.
Tornando alla formazione, mi sembra chiaramente sbagliata la proporzione tra umanisti e tecnici, a scuola come all’Università ma, più in generale, nella continuità della formazione durante la vita. Ormai la vita è formazione continua ed è meglio partire da ciò che serve per poi espandersi verso altri orizzonti.
Bisogna prendere atto che stiamo vivendo una trasformazione enorme nel modo di affrontare la proprietà, gli spostamenti, il lavoro, lo svago.
Per prendere riferimenti, possiamo provare a sintetizzare la rivoluzione in tre trasformazioni: nell’energia, nel digitale, nei processi. Certamente esistono altri punti altrettanto rilevanti, ma questi mi sembrano validi per costruire le fondamenta di un progetto di formazione rivolto al futuro.
Trasformazione energetica
La prima trasformazione è energetica.
Tutte le forme di energia stanno confluendo in quella elettrica, possibilmente generata da fonti rinnovabili. Quando più flussi confluiscono, il rischio è di generare turbolenze che frenino o addirittura blocchino i flussi principali.
Se la lotta per le energie fossili sta incrinando la mappatura del mondo precedente, lo stesso può accadere per rendite di posizione, stabilite da pochi gruppi di potere a scapito di tutti gli altri abitanti del mondo.
Un esempio noto a tutti è il cambiamento del paradigma della mobilità in senso elettrico, anche a modificare la topologia della rete elettrica con scambi di energia a vario titolo anche dal veicolo alla rete (vehicle to grid) o direttamente tra veicoli. Ma lì bisogna vedere che ne sarà del modello economico/sociale che ancor oggi vede per ogni persona un’auto di proprietà, ferma per il 90% del suo tempo.
Un esempio poco noto, ma che rischia di cambiare gran parte dell’Africa, è la Gerd, the Grand Ethiopian Renaissance Dam. Una volta completata sarà la più grande diga idroelettrica in Africa. Una parte del Nilo, il Nilo Azzurro, parte in Etiopia, ma nell’accordo del lontano 1959 L’Etiopia non fu considerata e le acque del Nilo, che si uniscono a Khartoum (in Sudan) erano state assegnate a Sudan (22%) e perlopiù Egitto (66%). L’acqua della Gerd non potrà non avere effetto sui rapporti tra Etiopia, Sudan ed Egitto.
Tanta elettricità, ma pochissimi competenti, non per forza geniali rivoluzionari pronti a sviluppare miliardari unicorni. Orbene, in tutto il mondo i tecnici del settore elettrico sono un pugno o poco più.
Occorre invertire il flusso della formazione, spiegando fin dalle elementari come entrare in un mondo che sta cambiando. Solo in Italia, Enel X formerà migliaia di tecnici già nelle scuole superiori, grazie all’accordo con il centro Elis. Questi tipi di accordo potrebbero essere un game changer.
Trasformazione digitale
La seconda trasformazione è quella in chiave digitale.
Nel settore questo termine è stato abusato a tal modo da risultare inflazionato per questa vita e per le prossime sette. Rubo la frase a Bill Gates, che la disse in rapporto al termine “multimediale”.
In modo trasformato cerca sempre di più “informatici” dei quali non sappiamo pianificare la preparazione.
Il mondo DevOps e container si sta rivelando molto ampio già nella visione di un’ICT tradizionale, ma come potrebbe essere se avessero successo paradigmi quali AI/ML o quantum computing?
Una domanda sempre ritenuta blasfema è l’importanza del latino e della storia degli Egizi nelle scuole dell’obbligo. Io ho sempre votato contro, a favore dei linguaggi di programmazione o della comprensione dei principi della security by design, che probabilmente ci renderebbero cittadini e lavoratori digitali molto migliori.
E non penso sia un caso se le maggiori carenze di personale siano proprio nella cybersecurity, anche questo a livello mondiale, con continui tentativi di attrarre personale dalla concorrenza anziché formarlo in proprio. E la cybersecurity è già oggi complessa, figuriamoci cosa diventerebbe in un caleidoscopico metaverso.
Trasformazione di processo
Un altro tsunami che sta per arrivare è la trasformazione dei processi. Nuove infrastrutture richiedono nuovi processi, con nuove teorie di modellazione.
Lo stesso lavoro d’intermediazione del software developer, per ora così ricercato, potrebbe essere minacciata dall’approccio low-code/no-code, nel quale la conoscenza del business diventa modellazione di processo e quindi essa stessa software generato automaticamente.
In Italia l’ha adottata con successo Poste Italiane, per dirne una, ma si tratta di una soluzione ideale anche per istituzioni governative e sovranazionali, per ridurre tempi di adozione di nuove direttive, che non possono attendere anni per essere implementate.
Elettricità, digitale e processo sono quindi tre elementi utili per chiedersi come sarà il futuro lavorativo.
Ma quanto è lontano questo futuro? Ahimè, parafrasando un noto detto, sono convinto che il futuro non sia più oggi: per l’Europa, il futuro è ieri.