La strada verso la digital transformation

La digital transformation è un passaggio obbligato per un’azienda che oggi vuole essere efficiente, competitiva e resiliente. Si tratta di un processo che non riguarda solo l’evoluzione tecnologica, ma che implica anche una revisione dei modelli di lavoro, dei workspace e dei processi di business

Il digitale è stato di grande aiuto per riuscire a superare molte delle difficoltà economiche, produttive e sanitarie sorte nel periodo della pandemia. Anche quando i famigerati DPCM impedivano di recarsi in azienda, ha permesso comunque di continuare le attività. Il digitale ha fornito quella capacità di far fronte a un evento disastroso e inatteso che è stata riassunta in un termine ormai comune a tutti: resilienza.

Tuttavia, il digitale può essere molto di più che un semplice sinonimo di resilienza. Una vera digital transformation può portare un cambiamento organizzativo capace di scardinare dalle fondamenta i processi aziendali per riproporli in una forma più efficiente con tutti i benefici che ne conseguono in termini di attività e, più in generale, di business. In sostanza, è un modo molto efficace per affrontare le sfide indotte dai mutamenti sociali, economici e globali, riuscendo a mantenere un elevato livello di competitività.

Dalla strategia di business a quella tecnologica

Quando si parla di trasformazione digitale va, però, sottolineato un aspetto importante: la tecnologia riveste un ruolo fondamentale, ma non si deve considerare la digital transformation come una mera faccenda tecnologica. È invece una questione che considera la strategia aziendale nella sua globalità. In altre parole, la strategia tecnologica di un’azienda dovrebbe essere un’estensione logica della sua strategia di business e non viceversa.

Peraltro, una cosa è ideare la trasformazione digitale e un’altra è modificare la velocità di un’azienda trasformandola da agnostica digitale a trasformativa digitale.

E ancora: assegnare i budget per le iniziative di Digital transformation non è facile, ma ottimizzare i processi lo è ancor di più. Ovviamente si tratta di un livello di difficoltà che cambia in funzione del tipo di realtà. Per esempio, per un’azienda come un ristorante può non essere difficile garantire la continuità operativa, ma per un’azienda manifatturiera riorganizzare gli strumenti o riconfigurare i processi rappresenta un passaggio di grade impatto.

Tuttavia, un punto importante è che un’azienda può affrontare il suo percorso verso la digital transformation in modo progressivo, prevedibile e controllabile nel tempo.

Gli obiettivi da conseguire sono molteplici e riconducibili ad alcune tematiche generali come, per esempio:

  • aumentare la crescita del business: favorire una migliore business experience, acquisire nuovi clienti, potenziare e supportare le vendite;
  • migliorare il livello di protezione e flessibilità: garantire e rafforzare la cyber security, ottimizzare l’accesso e uso ai dati, modernizzare le infrastrutture, utilizzare le piatteforme cloud
  • ottimizzare le attività aziendali: semplificare i processi, automatizzare le attività ripetitive, migliorare la resilienza dei processi
  • favorire modalità di lavoro ibride: promuovere il coinvolgimento dei dipendenti, ripensare il ruolo dell’ufficio;
  • perseguire la sostenibilità: tutelate il benessere di dipendenti, diminuire i costi energetici, ridurre l’impatto ambientale.

Mettere al centro i dati

Affinché ci sia una reale trasformazione digitale le imprese devono adottare modelli di business che mettano i dati alla base di ogni strategia.

Per ottenere i migliori risultati dal digitale si dovrebbe, infatti, avere un’ampia condivisione delle informazioni e delle strategie in tutta l’organizzazione. In questo modo si possono ottimizzare i processi e le attività per avere un miglioramento del business. I dati non devono più essere un patrimonio dei singoli dipartimenti, ma devono diventare un bene comune. Devono poi essere di qualità, ovvero corretti, coerenti e non duplicati.

Chiaramente i dati comprendono informazioni di ogni tipo, dalle anagrafiche ai dati che si possono ottenere dai dispositivi IoT usati per automatizzare i processi di produzione, dalla digitalizzazione di documenti alle campagne di loyalty del retail. Gartner sostiene che: “ogni anno, una scarsa data quality costi alle organizzazioni in media 12,9 milioni di dollari. Le aziende devono intraprendere azioni pragmatiche e mirate per migliorare la qualità dei dati se vogliono accelerare la trasformazione digitale”.

Le aziende hanno, quindi, bisogno di soluzioni che consentano efficaci processi di data management e data governance. In questo diventa fondamentale per un’azienda il ruolo del partner che la possa supportare nel processo di cambiamento, la prima fase verso la completa trasformazione digitale.

In cloud oppure on premise?

Una volta che si dispone di dati di qualità, bisogna poterli elaborare e analizzare per estrarre il valore, anche economico, che essi sono in grado di generare.

È necessario quindi avere un’infrastruttura IT che consenta di lavorare in modo efficace con tali dati. La scelta può essere di avere tale infrastruttura on premise oppure di sfruttare le opportunità offerte dal cloud. Eventualmente, si possono scegliere anche entrambe le opzioni puntando sul cloud ibrido.

Sul mercato si affermano sempre più operatori che forniscono servizi cloud gestiti in grado di proporre un ventaglio di soluzioni tra cui scegliere quella più indicata alle specifiche esigenza di ogni azienda. Il cloud amplia certamente le opzioni, con la possibiltà di accedere alle risorse necessarie in modalità on-demand e di pagare solo per ciò che si usa, trasformando i costi da CapEx in OpEx. Non solo. Nel momento in cui sia necessario il ricorso all’intelligenza artificiale o al machine learning, il cloud è la scelta di elezione.

Per contro, per alcune tipologie di organizzazioni (per esempio in ambito finanziario o assicurativo) può essere obbligatorio mantenere on-premise una serie di dati o applicazioni così da preculudere a priori la scelta del cloud puro. È però possibile avere on premise gli stessi vantaggi del cloud “affittando” un’infrastruttura IT su cui far girare le proprie applicazioni.

Tale infrastruttura può essere sovradimensionata rispetto alle attuali esigenze ma, comunque, commisurata all’eventuale necessità di incrementare la potenza di calcolo: ovviamente si pagano solo le risorse realmente usate.

Digital transformation e cyber security

Se, da una parte, la digital transformation porta una serie di benefici, dall’altra fa sorgere un problema importante: la cyber security. Infatti, più articolata è l’infrastruttura IT e maggiori sono le opportunità che si offrono ai cyber criminali di sferrare un attacco. Per non parlare, poi, del fatto che il cloud e lo smart working estendono la rete aziendale fino ai più remoti dispositivi i quali, quindi, dovrebbero essere adeguatamente protetti. Un discorso analogo vale per i dispositivi IoT in grado di collegarsi a Internet: rappresentano degli endpoint che possono essere facilmente attaccati. Nasce, perciò, la necessità di una protezione che permetta di evitare di essere facili vittime di ransomware o di altri tipi di minacce. Se si escludono le realtà di grandi dimensioni, le aziende sono, solitamente, focalizzate sul loro “core business” e non dispngono di una struttura interna adeguata a occuparsi dell’aspetto cyber security, quantomeno non in maniera sufficientemente efficace. In un contesto di DT anche la sicurezza può diventare più efficace se affrontata come servizio e delegata in gestione totale a un system integrator che possa garantire un monitoraggio efficace e costante e aggiornamenti tecnologici sempre all’avanguardia.

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