IoT e Industria 5.0

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Diciamoci la verità: qualsiasi cosa abbiamo fatto finora, grazie alla tecnologia del passato, l’abbiamo fatta male, con il minimo sforzo. Pessimi processi, basso benessere, grandi problemi ambientali. Certamente le cose erano fatte da un punto di vista diverso, economico e sociale, che non teneva conto di molte cose che oggi sono presenti, dall’inquinamento alla sovrappopolazione.

La tecnologia del presente promette di risolvere questi problemi, sviluppando e ottimizzando nuovi e più virtuosi processi che possano rendere migliore la vita per le persone e per il pianeta, garantendo all’imprenditore avveduto una remunerazione altrettanto selvaggia di quella attuale.

L’IoT già vive nel suo metaverso

Di tutta la tecnologia che vediamo in giro, la parte forse più importante è quella che chiamiamo IoT, internet delle cose. Nel  nome di questo paradigma, reti di distribuzione di beni e servizi dall’energia alla logistica, dalle strade all’agricoltura, vengono vieppiù attrezzate con una sensoristica che raccolga dati per nutrire modelli d’intelligenza artificiale che ne ottimizzino il flusso sia a livello macro e stabile, sia a livello micro in continuo, febbrile cambiamento grazie all’intelligenza artificiale. Laddove possibile, ai sensori vengono affiancati degli attuatori, per poter raccogliere la frutta, ridurre i flussi, aumentare la dose di medicina, ridurre la corrente massima erogata.

L’Internet delle cose che si sta via via formando vive da tempo in una sua versione di metaverso, nel quale le energie non vengono sprecate per calcolare gli ingombri dei corpi né per rigenerare una visione tridimensionale umana.

Insomma l’IoT è di fatto un approccio già solido sul quale sperimentare e modellare altre e più futuribili proposte.

È in arrivo l’industria 5.0

Per la connessione dei dispositivi IoT, oggi esistono diversi approcci. In questo momento, particolare importanza sta rivestendo il 5G privato. Secondo Eseye, azienda britannica del settore IoT, l’accesso privato 5G/LTE, l’Intelligent Edge e il cloud sono i primi tre driver tecnologici attuali e futuri per le iniziative IoT (fonte: 2022 State of IoT Adoption Report).

Nel 2022 al primo posto, con il 36% di penetrazione, c’è proprio il 5G privato. Nel 2021 era solo al quarto posto. La crescita è stata impetuosa, forse per i continui avanzamenti nella sua implementazione. Il wifi, che pure si migliora, non offre le stesse caratteristiche, anche se richiede un investimento decisamente inferiore. Ma l’industria, che sia 4.0 o 5.0 (se ve la siete persa non preoccupatevi, ne leggerete a breve), non può non considerarla.

Il 5G privato come rete per l’IoT

Il 5G, bisogna ricordare, non è solo una nuova tecnologia con più banda passante, ma un’architettura completamente nuova e altamente scalabile con tre tipi di bande (bassa, media e alta) per vari tipi di utenza. È comunque ideale per le reti private a bassa latenza e numero di connessioni potenzialmente elevatissimo.

Il settore di miglioramento più noto che viene associato alle reti private 5G è quello industriale.

Anche Deloitte se n’è interessata: nel suo report Private 5G Networks: Enterprise untethered, la società di consulenza prevede una forte crescita.

Stabilimenti e magazzini di produzione intelligenti, miniere e piattaforme petrolifere, nonché centri di trasporto e porti che necessitano di una maggiore connettività e che possono pagarla se ne avvantaggeranno.

Appunti di politica industriale europea

L’Europa è la culla del 5G e questo dovremmo ricordarlo. Al momento, noi europei non abbiamo una costellazione satellitare a larga banda per affiancare la rete terrestre, non abbiamo una strategia e un’estrazione minerali che possa supportare la produzione in loco dei chip necessari.

Quando parliamo di politica industriale, di reti produttive, di esportazioni europee, pensiamo bene anche a una infrastruttura basata sul 5G e sull’edge computing. Ogni sviluppo in tal senso vale oggi e varrà anche per qualche altro tempo nel futuro.

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Leo Sorge
Leo Sorge
Leo Sorge è laureato in ingegneria elettronica, ma ha preferito divulgare scienze e tecnologie reali o presunte. Ritiene che lo studio e l’applicazione vadano separate dai risultati attesi, e che l’ambizione sia il rifugio dei falliti. Ha collaborato a molte riviste di divulgazione, alle volte dirigendole. Ha collaborato a molti libri, tra i quali The Accidental Engineer (Lulu 2017), Lavoro contro futuro (Ultra 2020) e Internetworking (Future Fiction 2022). Copia spesso battute altrui, come quella sull’ambizione e anche l’altra per cui il business plan e la singolarità sono interessanti, ma come spunti di science fiction.

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