Migrare al cloud è l’unica via che consente di affrontare e risolvere le nuove sfide della trasformazione digitale. Il public cloud è diventato il principale modello di rilascio di servizi IT anche in Italia, con una spesa che IDC stima arriverà a 5,37 miliardi di euro nel 2023.
Oggi la Pubblica amministrazione italiana focalizza gli investimenti sul cloud pubblico prevalentemente sulle soluzioni di collaborazione (come e-mail, piattaforme di videoconferenza, applicazioni e strumenti per il lavoro da remoto e la condivisione di file) e sui servizi IaaS (archiviazione, virtualizzazione, backup e computing), con una limitata propensione a orientarsi al cloud per applicazioni verticali di settore, CRM, storage e sicurezza. Per migliorare il livello complessivo della digitalizzazione della Pubblica amministrazione italiana è, invece, indispensabile promuovere l’uso di un cloud più pervasivo. Secondo il Digital Economy and Society Index (DESI) della Commissione Europea, nel 2022 l’Italia era solo al 25° posto (su 27) nell’Unione Europea nella percentuale di cittadini che interagiscono online con la PA. Una criticità che limita lo sviluppo della data economy, fatta dal connubio tra Internet of Things, cloud e digitalizzazione, e che appare ancor più evidente se correlata alle stime di Assolombarda secondo cui la burocrazia costa alle medie aziende italiane il 2% del fatturato e alle piccole aziende il 4% del fatturato.
Benefici e ostacoli
L’obiettivo della Pubblica amministrazione è di fornire vantaggi ai cittadini e il cloud può contribuire in due modi: migliorando l’efficienza della macchina amministrativa e ampliando la digitalizzazione dei servizi. Questi benefici sono riconducibili ad alcuni aspetti fondamentali. Innanzitutto, la semplificazione amministrativa, favorendo l’interoperabilità, la scalabilità e la personalizzazione dei servizi. Altri benefici conseguibili sono l’ampliamento del livello di digitalizzazione, l’ottimizzazione dei servizi, la riduzione della burocrazia e dei costi interni per le imprese. Inoltre, è centrale anche il tema ”once only” ovvero la riduzione della duplicazione delle richieste a cittadini e imprese. Permangono però alcuni ostacoli importanti da superare a cui si spera il PSN potrà fornire rimedio. Il primo è che i tempi delle gare pubbliche non sono compatibili con la velocità con cui oggi i prodotti tecnologici di ultima generazione arrivano sul mercato rischiando di rendere già obsoleti gli acquisti in corso. Il modello di fornitura a consumo del cloud va inserito in bilancio come spesa operativa (OPEX) e questo, che è invece uno dei tipici vantaggi per le imprese, crea problemi sia di gestione amministrativa sia di tipo politico (perché le amministrazioni preferiscono spendere su asset che restano nel tempo). Un ulteriore ostacolo è la preoccupazione delle PA verso il pericolo di lock-in e di essere obbligati a rinnovare con lo stesso provider anche a fronte di costi eventualmente superiori per garantire la continuità delle attività.