Se un manager si fosse addormentato a inizio 2020 e si svegliasse adesso, non riconoscerebbe il mondo del business. La pandemia COVID-19 ha riscritto le regole. Nuove e potenti perturbazioni sembrano arrivare con continuità. Gestire organizzazioni complesse è più difficile oggi di quanto non fosse pochi anni fa. E il compito più arduo per i top manager (soprattutto per i CEO che rappresentano la figura di vertice) è decidere cosa è necessario affrontare subito e cosa invece può aspettare. In breve, cosa conta di più oggi? Parlando ogni giorno con i leader delle aziende, ho individuato 6 priorità che possono occupare un posto di rilievo nelle agende di molti CEO. Sono le 6 mosse che i top manager dovrebbero adottare per rafforzare le difese e, al contempo, guadagnare terreno, il che è un qualcosa di ben diverso dall’agenda puramente difensiva che altre aziende stanno seguendo.
1. Resilienza
Iniziamo con – che altro? – la resilienza. È una parola oggi di moda e non solo perché è parte dell’acronimo del PNRR. Senza dubbio è una parola d’ordine aziendale, ma se togliamo tutte le sovrastrutture, la resilienza sta emergendo come elemento vitale per le aziende che operano in business volatili e in continua evoluzione. La pandemia e il dopo pandemia hanno richiesto alle aziende di muoversi velocemente. L’inflazione è, da qualche anno, una presenza costante a causa soprattutto delle difficoltà degli approvvigionamenti, in particolare nell’energia. Le aziende devono ritrovare rapidità in tutte le dimensioni aziendali: finanza, operations, tecnologia, organizzazione, marketing e reputazione. Per i CEO, la domanda principale è: quanto è resiliente la vostra azienda? Quanto è pronta a rispondere al cambiamento e alle intemperie? È un filo d’erba che, quando soffia il vento, si piega e non si spezza o è piuttosto una finestra, dura in apparenza ma che si rompe al primo sasso che la colpisce?
2. Coraggio
La seconda priorità è incentrata su una virtù apparentemente di vecchio stampo: il coraggio. Con molti indicatori che lampeggiano in rosso, i manager possono essere tentati dal tirarsi indietro, dal rimandare iniziative, dal ridimensionare piani di crescita. Forse allettante, ma potenzialmente rischioso. I leader migliori sono, per così dire, strabici: gestiscono con prudenza gli aspetti negativi e, al contempo, perseguono con coraggio quelli positivi. Questi leader pensano ai prossimi anni, non (solo) alla prossima trimestrale. In momenti di difficoltà, i migliori CEO spronano le loro organizzazioni a ripensare le opportunità di mercato e a reimpostare strategicamente le regole del gioco nelle situazioni di incertezza. Come ha detto un CEO di un’azienda, non voglio confrontare i nostri risultati con quelli del settore, voglio reinventare il settore.
3. Creare nuovi business
Puntare alla leadership di settore è buona cosa. Avventurarsi in mercati diversi è un’altra storia, ben più complicata, ma alcuni CEO la stanno scrivendo. Più della metà dei top executive considera la creazione di nuovi business come una delle priorità. Come fare? Iniziando a fissare l’asticella più in alto (si pensi ai cosiddetti “unicorni”) e poi isolando e proteggendo le nuove attività dal business abituale. Per conquistare una posizione di primo piano in nuovi mercati di valore, i CEO possono ricordare che, in questi tempi di ristrettezze di capitale, loro hanno un vantaggio che alle start-up manca: possono dotare le loro iniziative degli asset necessari per il successo e senza ricorrere a investitori esterni o complicati piani di finanziamento. Come si dice: è il banco che dà le carte.
4. Tecnologia
La costruzione di un’azienda capace di navigare in mari agitati implica inevitabilmente l’adozione di nuove e migliori tecnologie, la quarta priorità che propongo ai CEO. E questo è vero sia per le aziende nativamente digitali, sia per le altre. Tutte indistintamente stanno mettendo il software al centro della loro attività e possono cercare di ottenere il massimo dalla trasformazione digitale. Ma questo è solo l’inizio: la tecnologia è in continua evoluzione e offre ogni giorno nuove opportunità ai CEO che vogliano vincere con la propria azienda. Oggi è facile parlare di AI generativa, ieri parlavamo di Metaverso, l’altro ieri di Cloud e così via. Non sto banalmente proponendo di inseguire la moda del momento. Sto piuttosto suggerendo di tenere sott’occhio le principali tendenze tecnologiche e di studiarle in collaborazione con esperti di settore. Quali di queste tendenze la vostra azienda potrà utilizzare per ottenere vero vantaggio? Trovate quelle giuste e seguite il percorso che altre realtà paragonabili a voi stanno seguendo.
5. Sostenibilità
Nel 2021, in occasione della COP26 (la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici), l’impegno dei leader aziendali a ridurre di quasi il 90% delle emissioni di anidride carbonica indicava che, per la prima volta, il settore privato era impegnato su questo fronte. Poi sono arrivati i venti contrari: inflazione, guerre, insicurezza energetica, potenziale recessione globale. Ma c’è una buona notizia: gli obiettivi di sostenibilità, competitività, accessibilità economica e sicurezza sono importanti come mai prima d’ora. Spetta ai CEO farli propri. La sostenibilità non è più rinviabile. Con la scarsità d’acqua ed energia, pensare a nuovi modelli di business è una priorità. E non occorre essere una grande industria manifatturiera. Se anche siete una piccola azienda commerciale, fatevi qualche domanda. Quante riunioni con i clienti servono davvero in presenza e quante si possono svolgere in video? (mia risposta: 2/3 in video per la maggioranza delle aziende italiane). Quanto concreto può diventare lo smart working come pratica vantaggiosa per le aziende? (mia risposta: smart working al 25% del tempo per la maggioranza delle aziende italiane).
6. Team
Le persone fanno la differenza, nel bene e nel male. La sesta priorità è che i leader devono riuscire a coinvolgere maggiormente i loro team. Il rapporto con i lavoratori è spesso un po’ troppo transazionale: ti paghiamo, ti presenti, lavori, ci vediamo domani. Oggi, i CEO deve trovare un nuovo piano di coinvolgimento. Il modello di lavoro ibrido, come detto, è un elemento da considerare. Ma l’obbligo di trascorrere parte del tempo in sede, ad esempio, diventerà presto obsoleto senza nuove idee. Il CEO deve ripensare seriamente l’ufficio del futuro come un luogo in cui i lavoratori vogliano stare, collaborare, elaborare idee e trovare nel lavoro un significato. Dobbiamo andare oltre il primo gradino della piramide dei bisogni di Maslow (Survival: lavoro perché devo mangiare) per arrivare ai successivi: Belonging (faccio parte di un’azienda e di un gruppo: noi siamo questi e lo facciamo così) e poi Purpose (nel lavoro trovo un elemento di appagamento, il che mi rende persona migliore e più soddisfatta). E, se operate bene in questa direzione, vi accorgerete che i vostri problemi di recruiting si attenueranno. Queste 6 mosse vi aiuteranno anche nell’ingaggiare i talenti migliori e più giusti (i cosiddetti “best fit”) per la vostra azienda.