Dilatare il tempo

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Potete leggere questo articolo in pochi minuti. Ma mi ci sono volute almeno due ore per scriverlo. Dopo che l’ho scritto, l’ho rivisto più volte. Quindi l’ho lasciato riposare e l’ho ripreso a distanza di tempo, facendo qualche ritocco qua e là. Forse è colpa mia che non sono bravo come Francesco Guccini che, raccontando una sua canzone tra le più famose (La Locomotiva), disse: “‘L’ho scritta in brevissimo tempo, scrivevo una strofa e prendevo appunti ai margini del foglio per le rime della strofa dopo che mi era già venuta in mente e quindi c’è un accavallarsi di rima e di parole”.

In realtà, la prima stesura di questo articolo non era poi così sciatta. Avrei potuto consegnare il pezzo in metà tempo ma ho ritenuto che quello sforzo in più sarebbe stato vantaggioso per il lettore e anche per me perché avreste trovato più gradevole il pezzo e l’avreste maggiormente apprezzato.

E, se state vedendo questo articolo online, lo leggete invece di altri perché l’editore (o il social media, o l’algoritmo di ricerca, o altro ancora) l’hanno evidenziato o condiviso o classificato o hanno filtrato i contenuti che vi sono stati proposti. E anche questo sforzo crea valore per voi.

Mille aspiranti autori presentano libri ma solo trenta di questi libri vengono pubblicati. Di questi trenta, magari ne leggete solo uno. Un libro di livello costa un anno per la scrittura, editing e pubblicazione e ci vogliono solo sei ore per leggerlo. Mille potenziali autori e poi trenta anni di effettivo lavoro per sei ore di lettura. Sono 8 ore di lavoro per 220 giorni all’anno per 30 anni da consumarsi in 6 ore. Il totale fa un rapporto di 1 a circa 9.000. Come è possibile tutto ciò? Come si sostiene?

È possibile a causa dell’asincronia e della natura uno a molti dei progetti editoriali. O del vostro sito web. O del white paper (o video, o podcast) che racconta il vostro servizio:

  • Asincronia vuol dire che non lo si fruisce dal vivo, non lo si legge mentre viene scritto. Viene preparato e rivisto ed è lì pronto per una fruizione on demand
  • Uno a molti vuol dire che il lavoro di un creatore è di beneficio per molti lettori

Messaggi vocali

Ricevo parecchi messaggi vocali WhatsApp. Più messaggi al giorno. Molti di questi sono di business. Di fatto WhatsApp è diventata una chat di business. Quando ricevete un messaggio vocale di 10 minuti, quali sono le vostre reazioni? Ecco le prime che a me vengono in mente:

  1. Scrivere una proposta di legge per rendere reato i messaggi vocali superiori a 3 minuti!
  2. Ascoltarlo mentre cucino il risotto. Tanto ci vuole più o meno lo stesso tempo. Però stasera vado al ristorante e il risotto è previsto per domani sera …
  3. Ascoltarlo in bagno durante una delle pause giornaliere. Ci sono vari tipi di pause, ma, se la pausa è quella della barba, ricordarsi di alzare al massimo il volume per superare il rumore del rasoio …
  4. Ascoltarlo a velocità 2x e cercare di capire cosa dice quella voce che sembra Paperino
  5. (la più realistica e usuale) Stringere i denti e ascoltarlo, sbuffando e chiedendosi perché quella persona che ci ha mandato il vocale di 10 minuti non ne ha impiegati altrettanti per tramutarlo in un’e-mail che avremmo letto in 2 minuti, risparmiando così un sacco del nostro tempo e attenzione

Ma siamo fatti così

Per il mio interlocutore era comodo mandarmi un vocale di 10 minuti (ci ha impiegato esattamente 10 minuti!) e non ha pensato, o non gli è importato più di tanto, che avrebbe bloccato altrettanti minuti del mio tempo. È la natura dell’interazione 1:1. Uno vale uno. Non abbiamo dilatato il tempo.

È un po’ quello che succede anche quando andiamo ai concerti. Il pensiero di ascoltare il nostro musicista preferito dal vivo o di vedere il nostro attore cult ci fa presagire una meravigliosa serata che però comporterà diversi tempi morti: andare a teatro, parcheggiare, fare il biglietto, fare la fila, sedersi, aspettare, uscire, rientrare a casa. Al massimo, avremo fatto il biglietto online e il teatro avrà un parcheggio convenzionato nelle vicinanze. Tutto il resto sarà tempo sostanzialmente sprecato. E questo perché nessuno sta facendo un extra sforzo per noi. L’evento è lì in quel teatro. Se volete, ci andate, altrimenti restate a casa!

L’era del web (ma non solo del web)

Uno dei più sorprendenti, e talvolta sottostimati, vantaggi dell’era del web e della condivisione organizzata delle informazioni è proprio questo effetto di dilatazione, un vantaggio che sprechiamo costantemente cercando l’abitudine tutta umana di impossessarci dell’attenzione e del tempo degli altri senza pensare a come si potrebbe fare diversamente. A come industrializzare il vostro processo, prodotto o servizio.

Cosa vi propongo? Molto concretamente:

  1. Non vendete servizi. Vendete prodotti. Meglio ancora servizi prodottizzati dove il 90% del lavoro è ripetitivo, industriale, algoritmico e il rimanente 10% è quel tocco artigianale che fa la differenza. E quel 90% sottoponetelo a continua analisi critica per migliorarlo e renderlo più efficiente ed efficace. Come dice qualcuno “Se si perfeziona ogni dettaglio, poi mi meno dettagli da perfezionare”
  2. Non raccontate a voce o al telefono o in riunione video il vostro prodotto ai vostri clienti. Realizzate invece una presentazione o un video o un podcast. Anticipateglielo e fateglielo fruire asincronicamente (e poi lo commenterete assieme in modo sincrono). E questo materiale perfezionatelo ogni volta che lo presentate, ascoltando con attenzione il feedback del cliente
  3. Se potete, non fate cose. Piuttosto scrivete algoritmi per fare (o che fanno) cose. Ad esempio chi ha creato Facebook o Excel o un libro di successo, ha fatto lo sforzo una volta e adesso manutiene e monetizza. Direte voi: “Certo è facile per chi fa software, ma come si fa per chi fa le pizze?”. La risposta: comperate un forno migliore che fa la pizza in metà tempo (e promuovete questa novità e poi alzate i prezzi, visto che offrite un prodotto/servizio che gli altri non offrono) o al doppio della qualità (e alzate i prezzi) oppure usate una farina migliore (e alzate i prezzi) o una ricetta migliore (e alzate i prezzi) o pizzaioli più capaci (e alzate i prezzi) oppure ampliate il parcheggio o fate una convenzione con il parcheggio vicino a voi (e alzate i prezzi)

Insomma, qualsiasi cosa facciate, pensate a come renderla replicabile, produttiva, efficace per voi ma soprattutto per chi potrebbe fruire del vostro servizio. Dilatare il tempo è possibile. E così dilatare il vostro successo.

Primo Bonacina
Primo Bonacina
Bergamasco di nascita (1961), bresciano di adozione e internazionale per professione, si occupa da sempre di IT e Digitale. Primo in ordine temporale a laurearsi (1984) presso la neocostituita Facoltà di Informatica di Milano ha operato con ruoli di responsabilità crescente per aziende multinazionali dell’IT, tra cui Olivetti, 3Com, Tech Data, Microsoft e Acer. Nel 2014 ha creato un’attività di servizi e consulenza commerciale, marketing, HR e imprenditoriale, PBS – Primo Bonacina Services. Nel 2019 ha co-fondato e dirige RADIO IT.

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