Cloud e manufacturing: rivoluzione con ostacoli

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Il cloud porta in sé un impatto senza precedenti sulla manifattura, offrendo la possibilità di ridefinire e ottimizzare i processi produttivi grazie alla combinazione tra Internet delle Cose (IoT) e analisi avanzate dei dati. Le fabbriche intelligenti di oggi sono, infatti, in grado di sfruttare sensori IoT e l’analisi avanzata dei dati nel cloud per monitorare costantemente le performance delle macchine, individuare inefficienze e prevedere anomalie, inaugurando un approccio predittivo che perfeziona la manutenzione, minimizza i tempi di fermo macchina e massimizza l’efficienza della produzione. Ma la promessa del cloud computing va oltre: offre un grado di agilità operativa e flessibilità tale da permettere alle aziende di adattare velocemente le proprie risorse IT alle esigenze di produzione. Durante i picchi di domanda, le aziende possono incrementare la capacità di calcolo e archiviazione, mentre nei periodi di bassa richiesta, possono ridimensionare le risorse per contenere i costi. Anche la collaborazione interna tra i vari reparti aziendali viene potenziata tramite piattaforme di collaborazione basate sul cloud, facilitando la condivisione in tempo reale di documenti, progetti, dati di magazzino e molto altro. Questo flusso di informazioni agili migliora la coordinazione tra i dipartimenti, riduce gli errori di comunicazione e accelera il time-to-market. 

Queste piattaforme favoriscono anche la comunicazione con i fornitori, rendendo più efficiente la gestione della supply chain.

Non va poi dimenticato che il cloud computing consente una significativa riduzione dei costi infrastrutturali: le aziende possono evitare costosi investimenti iniziali e ridurre i costi operativi legati alla gestione e alla manutenzione delle infrastrutture. Tuttavia, a dispetto di tali vantaggi, un’adozione pervasiva del cloud computing nell’industria manifatturiera italiana ancora stenta. Tra le cause, resta centrale ancora la preoccupazione per la sicurezza dei dati sensibili quali la proprietà intellettuale, i progetti di ricerca e le informazioni sulla produzione. C’è, poi, l’incertezza sulle implicazioni normative e la mancanza di chiarezza su come il cloud computing si adatti alle norme vigenti considerando che il settore manifatturiero è molto normato. Un altro ostacolo è la resistenza nell’abbandonare gli investimenti infrastrutturali esistenti in IT e, ancora, il tempo, le risorse, le competenze e gli investimenti necessari per adeguarsi alle nuove infrastrutture così come la complessità di integrazione e la necessità di garantire compatibilità e interoperabilità tra i sistemi esistenti e il cloud. Da ricordare anche il problema della connettività di rete inaffidabile o lenta, soprattutto nelle aree geografiche del centro-sud.

Infine, l’inevitabile resistenza al cambiamento dato che l’adozione del cloud computing richiede una trasformazione culturale e organizzativa, oltre a una formazione adeguata al personale. Si tratta di ostacoli che le aziene italiane dovranno superare rapidamente se non vorranno perdere il treno della competitività.

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Riccardo Florio
Riccardo Floriohttp://www.riccardoflorio.it
Laureato in Fisica, ricercatore, tecnologo, giornalista iscritto all'Ordine, utilizza i computer dal 1980 e da oltre vent'anni opera nel settore dell'editoria IT. E' cofondatore e attuale general manager della media company Reportec ed è direttore responsabile delle riviste Direction e Partners. È coautore di innumerevoli libri, rapporti, studi e Survey nel settore dell’ICT.

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