La sanità digitale tra spinte innovative e ostacoli normativi

Esplorazione della trasformazione digitale nel settore sanitario: come l'innovazione tecnologica e i nuovi quadri normativi stanno cambiando la gestione della salute in Italia. Dalla ricetta digitale all'analisi genomica e la telemedicina, scopri le sfide e le opportunità per una sanità più efficiente e connessa.

La medicina è un tipico campo nel quale la digitalizzazione digitale può far fare un salto epocale. Gran parte della documentazione medica è svolta in maniera non necessariamente analogica (si pensi alle cartelle o alle schede da completare), con grandi quantità di immagini (radiografie, risonanze, TAC…) in formati spesso diversi, con informazioni che vengono effettivamente sfruttate per una piccola frazione del loro potenziale. La cartella clinica è il tipico esempio di big data, dove big vuol dire non strutturato, che non può entrare in un database relazionale. Un sistema che automaticamente uniforma tutti i dati, ne estrae le indicazioni con un machine learning su dati mondiali, e suggerisce percorsi terapeutici, porterebbe avanti di molti anni l’intera sanità mondiale.

Sanità digitale: processi e avanguardie

La resistenza formativa e normativa sta creando grossi problemi all’avanzata delle tecnologie in tutti i campi. Si pensi al grande successo della ricetta digitale, pronta da anni prima che il Covid la imponesse, quindi bloccata al termine dell’emergenza – per poi tornare attiva a furor di popolo e di corpo medico. 

La ricetta digitale è un tipico miglioramento di processo (di primo livello, non avanzato). Esistono anche i miglioramenti dati dalle avanguardie tecnologiche, che esistono e si creano spazi. Se negli States la Neuralink di Elon Musk ottiene il permesso di fare test su umani verso un’interfaccia cerebrale diretta con dispositivi digitali, in Italia il 23 maggio è stato approvato il Piano Malattie Rare 2023-2026, con attenzione alla tecnologia di analisi genomica che prevede una grande competenza scientifica e tecnologica. Approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, le Regioni dovranno implementarlo entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore.

In mancanza di un quadro di riferimento condiviso, gli spunti sono ovviamente molti e possono essere fuorvianti. Ecco perché “processi di cura” e “condivisione dei dati per la cura” dovrebbero essere le parole di base. La riflessione sui nuovi processi, da inserire in un contesto di generale evoluzione del mondo digitale, da sempre parte dal filone della cosiddetta “telemedicina”. Molto spesso la trasformazione digitale viene mal programmata, affastellando software o servizi esterni senza ripensare strategicamente i processi né l’architettura end-to-end. Eppure stiamo parlando di un sistema informativo complesso, già messo a dura prova dalla gestione passata e dalle falle di sicurezza, che sta già fronteggiando l’avvento dell’IA nella ridefinizione di tempi e metodi.

Sanità digitale: il quadro normativo

In linea generale, il quadro normativo percorribile coinvolge il Governo (con tavoli di lavoro) e le Regioni (con il POR). La Digital Health nel SSN è inserita nelle missioni 6 C1 e C2 del PNRR. L’attuale perimetro normativo è stato delineato negli ultimi due anni.

I vari servizi diventeranno operativi dopo l’approvazione dei Piani Operativi Regionali (POR), attesa entro giugno 2023. L’obiettivo nazionale è l’assistenza a 200.000 pazienti entro il 2026. Agenas, l’Agenzia per i Servizi Sanitari Nazionali, si occupa della Piattaforma nazionale di Telemedicina a partire da marzo 2023.

Uno sforzo rilevante, derivante da azioni sul campo, viene dalle Società scientifiche e sanitarie sulla Telemedicina, che il 24 maggio 2023 hanno congiuntamente presentato un documento di proposta. Il rapporto focalizza l’impatto strategico della Telemedicina nella revisione dei processi assistenziali e di cura, avendo sempre davanti l’obiettivo degli obiettivi clinici. 

È normale che la revisione organizzativa chieda interventi paralleli su processi assistenziali, modalità di relazione con i pazienti e garanzie su privacy e altre normative. La revisione deve avvenire su un ampio piano di lavoro, principalmente considerando l’enorme carico superiore derivante dalle autonomie regionali. “Per favorire la cultura dell’innovazione in sanità e per orientare il processo”, recita il rapporto, “è auspicabile il coinvolgimento completo delle società scientifiche e sanitarie”. In termini che oggi vanno di moda -ma forse hanno fatto il loro tempo- si tratta di “coinvolgere gli stakeholder sull’intero ecosistema”.

Confidiamo nelle persone

È difficile, se non impossibile, sperare in un unico processo guidato dallo Stato attraverso un condominio di realtà che siano gestibili come corpo unico. Le autonomie regionali spingono contro un processo unico. C’è da confidare in una serie di iniziative dal basso che spingano verso l’alto la pratica e i risultati, nonostante le forze centrifughe collegate alla politica e alla gestione del denaro.

Sicurezza sanitaria

La sanità è il secondo settore più colpito dagli attacchi informatici nel 2022, con 304 su 2.489 in totale. Il settore si piazza subito dopo i “multiple targets”, con una percentuale sul totale del 12,2 per cento. Sono i dati più recenti raccolti da “Sanità, tra cyberattacchi e rischi per la salute” (Montegiove, Scozzari e Vaccarelli, Women for Security) ed allegati all’ultimo rapporto Clusit di marzo 2023. Oltre al numero, sono cambiate le ragioni degli attacchi, ora spostate sulla criminalità informatica finalizzata a monetizzare invece allo spionaggio. Il mercato nero dei dati sanitari è fiorente e ad alto valore. Le tecniche preferite utilizzate per violare le strutture sanitarie italiane sono malware (in particolare ransomware) e data breach (il termine usato è “tecniche sconosciute”). Su scala mondiale si nota come siano praticamente raddoppiati gli attacchi realizzati con tecniche sconosciute, mentre sono diminuiti, anche se di poco, i malware, che  nel 2021 rappresentavano il 39 per cento dei tipi di attacchi.  Sono infine diminuiti di 5 punti percentuali anche gli attacchi legati allo sfruttamento di vulnerabilità (nel 2021 erano il 16%).

Mesit/Confindustria digitale e il payback

Il comparto dei dispositivi medici sta vivendo una fase di criticità e incertezza soprattutto a causa del payback che rischia di compromettere l’approvvigionamento dei device per le strutture ospedaliere e per la salute dei cittadini e del passaggio ai regolamenti europei. La Fondazione Mesit ha organizzato una Conferenza Nazionale sui Dispositivi Medici & Digital Solutions for Health. Confindustria Digitale è intervenuta al dibattito nella sessione “Nuova governance e sfide per il comparto dei DM: oltre il payback” con il Direttore Generale Fernanda Gellona. La Fondazione Mesit – Medicina sociale e Innovazione tecnologica – è una fondazione senza fini di lucro rivolta a far dialogare istituzioni, società scientifiche, associazioni di pazienti, università e mondo dell’industria.

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