Negli ultimi anni, il panorama delle minacce informatiche è diventato sempre più complesso e pericoloso. Tra le insidie più preoccupanti vi sono il phishing, il ransomware fino alle minacce avanzate, che continuano a evolversi e a colpire individui e aziende in tutto il mondo. Questi attacchi non solo mettono a rischio i dati sensibili, ma possono anche causare danni finanziari significativi e compromettere la reputazione di un’azienda.
Phishing: l’inganno dietro l’angolo
Il phishing è una delle tecniche più utilizzate dai cybercriminali per rubare informazioni sensibili. Si tratta di inviare email fraudolente che sembrano provenire da fonti affidabili, come banche o servizi online, per indurre le vittime a fornire dati personali, credenziali di accesso o informazioni finanziarie. Nonostante la crescente consapevolezza del pubblico riguardo a questi attacchi, il phishing continua a mietere vittime grazie alla sua capacità di evolversi e di sfruttare tecniche sempre più sofisticate.
Un esempio recente è l’invio di email che simulano comunicazioni aziendali urgenti, come richieste di aggiornamento delle credenziali o avvisi di sicurezza. Questi messaggi possono contenere link a siti web falsi che raccolgono le informazioni inserite dalle vittime. L’efficacia di queste campagne di phishing è amplificata dall’uso di tecniche di ingegneria sociale che sfruttano la fiducia e la paura.
Ransomware: il riscatto dei dati
Il ransomware è un’altra minaccia in rapida crescita che ha causato gravi danni a organizzazioni di ogni tipo. Questo tipo di malware cripta i dati delle vittime, rendendoli inaccessibili fino a quando non viene pagato un riscatto. Gli attacchi ransomware possono paralizzare le operazioni aziendali, costringendo le vittime a pagare somme considerevoli per riottenere l’accesso ai propri dati.
Nonostante gli sforzi per migliorare la sicurezza informatica, gli attacchi ransomware continuano a evolversi, sfruttando nuove vulnerabilità e adottando tecniche di distribuzione sempre più sofisticate.
Minacce avanzate: l’evoluzione degli attacchi
Le minacce avanzate, come gli attacchi avanzati persistenti (APT), rappresentano un livello ancora più elevato di pericolo. Questi attacchi sono spesso sponsorizzati da stati o da gruppi criminali altamente organizzati e mirano a obiettivi specifici con l’intento di sottrarre informazioni sensibili o di sabotare infrastrutture critiche.
Gli APT si caratterizzano per la loro sofisticazione e persistenza: gli attaccanti penetrano nei sistemi bersaglio, restano nascosti per lungo tempo e raccolgono dati preziosi prima di essere rilevati. Questo tipo di minaccia richiede un approccio di sicurezza avanzato e continuo monitoraggio per essere contrastato efficacemente.
Informazioni sensibili: come finiscono al di fuori delle difese aziendali
Uno dei modi più comuni in cui le informazioni sensibili finiscono al di fuori delle difese aziendali è l’invio di messaggi email a destinatari sbagliati. Questo errore umano può avere conseguenze devastanti, soprattutto quando coinvolge dati personali, finanziari o informazioni proprietarie. La velocità e la pressione del lavoro quotidiano possono portare a errori di questo tipo, rendendo necessario implementare misure di sicurezza aggiuntive.
“Forse molti saranno sorpresi nel sapere che le email errate sono il primo incidente informatico legato al GDPR segnalato all’Information Commissioner’s Office (ICO) del Regno Unito” spiega Luca Maiocchi, country manager di Proofpoint Italia.
Tra le soluzioni più efficaci per mitigare questo rischio vi sono l’adozione di strumenti di prevenzione della perdita di dati (DLP), che monitorano e controllano l’accesso e la trasmissione di informazioni sensibili e la formazione continua dei dipendenti sulla consapevolezza delle minacce informatiche e delle buone pratiche di sicurezza.
“Questo tipo di email non solo sono molto diffuse, ma anche tradizionalmente difficili da bloccare – continua Maiocchi -. Errori di questo tipo non vengono solitamente segnalati dagli strumenti standard di prevenzione della perdita di dati (DLP) basati su regole, lasciando agli utenti l’unica responsabilità di garantire che siano sempre inviate ai destinatari previsti”.
Cosa si può migliorare nella tradizionale prevenzione della perdita di dati?
“Gli strumenti DLP tradizionali basati su regole svolgono egregiamente il loro compito e rappresentano una parte fondamentale di qualsiasi difesa informatica efficace, quando si tratta di proteggere i dati sensibili. Tuttavia, hanno una grossa lacuna: controllano la messaggistica solo in base a rischi predefiniti – sottolinea Maiocchi -. La DLP tradizionale è in grado di identificare se i destinatari sono inseriti in liste di rifiuto, se nel contenuto del messaggio sono presenti numeri di previdenza sociale e identificatori di pazienti, e se sono presenti tag di classificazione sui documenti allegati, ad esempio se un admin ha indicato un particolare documento come “sensibile”. Se l’email supera questi controlli, viene considerata sicura per l’invio”.
Un messaggio inviato per errore a un destinatario legittimo (anche se non corretto per quel particolare messaggio) non genererebbe alcuna allerta. Un sistema basato su regole potrebbe infatti considerare questo tipo di email come legittima da inviare. Tuttavia, i dati del Data Breach Investigations Report di Verizon evidenziano quanto l’invio errato di email sia comune in tutti i settori, dimostrando che tale problema è tutt’altro che raro.
Una soluzione DLP adattiva alimentata da intelligenza artificiale va oltre la semplice ricerca di rischi comuni predefiniti, analizzando tutti gli elementi di un’email per individuare qualsiasi anomalia. “Oltre a verificare la presenza di comuni segnali di allarme, rileva raggruppamenti anomali di destinatari e individua e segnala parole, frasi o contenuti sensibili che non sono normalmente condivisi con i destinatari, sia nel corpo del messaggio che negli allegati. In questo modo si determina se l’invio di un’email sia sicuro. Se rileva un potenziale errore o perdita di dati sensibili, interviene per segnalare la possibile inaccuratezza del destinatario, offrire una breve spiegazione del potenziale problema e chiedere se il mittente desidera procedere o annullare”, conclude Maiocchi.