In tempo di crisi il cloud si distingue e si conferma un traino importante per l’economia e il settore tecnologico. Una nuova opportunità giunge dalla partnership recentemente annunciata tra Nutanix e Microsoft che porta la piattaforma Nutanix Cloud Clusters (NC2) su Microsoft Azure.
NC2 è una piattaforma che opera come un’estensione dei data center on-prem, fornendo un’architettura ibrida capace di abbracciare cloud privati e pubblici che vengono gestiti come un solo cloud utilizzando una console di gestione unificata.
Questa collaborazione punta a rispondere alle esigenze di flessibilità sempre più espresse dalle aziende e giunge a seguito di un’intensa attività pregressa svolta congiuntamente dalle due società per estendere il data center Nutanix, portando su Azure tutte le funzionalità richieste per gestire ogni tipo di applicazioni, incluse quelle più critiche.
Le funzionalità NC2 includono, tra le altre, auto host remediation, possibilità di scalare e contrarre le risorse in tempo reale, ottimizzazione dei costi del disaster recovery, “hybernate e resume” e la possibilità di realizzare un’espansione del data center su scala globale in alternativa o in aggiunta a quello fisico.
La disponibilità della piattaforma Nutanix su Microsoft Azure, si aggiunge a quella, preesistente su AWS e precede, secondo le indicazioni fornita dall’azienda, la volontà di espandere ulteriormente la presenza su altre piattaforme cloud.
“La libertà di scelta è da sempre un principio cardine nella strategia di Nutanix – precisa Benjamin Jolivet, che ha da poco assunto la carica di country manager per l’Italia di Nutanix -. I clienti chiedono apertura e Nutanix punta a guidarli nel percorso verso il cloud senza introdurre alcun vincolo, indirizzandoli verso la tipologia di infrastruttura aperta in grado di portargli il maggior valore. NC2 su Azure permette proprio di ridurre la complessità operativa e di estendere, espandere o migrare facilmente le applicazioni e i dati tra cloud pubblico e ambiente privato”.

Le sfide della digitalizzazione secondo gli analisti e il cloud ibrido
La flessibilità del cloud ibrido è la scelta verso cui si indirizzano sempre più aziende per rispondere alle sfide della digitalizzazione.
Basti pensare che la società di analisi Statista stima che, ogni giorno, vengano attualmente creati e “consumati” 181 Zettabyte di dati.
Secondo dati di IDC, entro il 2026 saranno create 750 milioni di nuove applicazioni e il 50% dei dati saranno generati all’Edge.
Secondo Gartner, entro il 2027 l’85% dei workload creati oggi non sarà più nella condizione di avere una configurazione ottimale e questo determinerà un abbassamento del livello prestazionale.
“Questi dati delineano lo scenario con cui le imprese devono confrontarsi oggi – osserva Benjamin Jolivet – e l’Italia si presenta a queste sfide con infrastrutture più segmentate in silos rispetto al resto del mondo. La ricerca Nutanix Enterprise Cloud Index (basata su interviste a 145 decision maker, tra dicembre 2022 e gennaio 2023 Ndr) delinea uno scenario molto dinamico, in cui il 97% dei rispondenti pensa che sia importante poter spostare i dati e applicazioni e dati tra ambienti ma il 54% dichiara che i loro ambienti non sono pienamente interoperabili.”
La piattaforma ibrida multicloud di Nutanix
Le applicazioni odierne, per rispondere alle esigenze aziendali, possono dover convivere su più ambienti.

“Qualunque sia lo stato in cui un’azienda si trova rispetto al viaggio verso il public cloud, Nutanix è in grado di intervenire per aiutarla – spiega Marco Del Plato, Systems Engineer Manager per l’Italia di Nutanix -. Un tema centrale per le aziende è, da sempre, quello di poter spostare facilmente dati e applicazioni in base ai requisiti di business.
Nutanix è nata 14 anni fa proprio per rispondere a queste esigenze rendendo invisibile il concetto di data center e consentendo di generare attività sul data center con un solo click. Analogamente, è possibile ora passare dall’ on-premise a Microsoft Azure e ottenere i benefici del public cloud in tempi rapidissimi.
Per farlo, il primo step è modernizzare il data center on-premise. Quindi andrà deciso quanti punti interconnettere prima di arrivare alla destinazione finale di Microsoft Azure. Una volta approdati su Azure diventa possibile sfruttare i servizi disponibili sul public cloud di Microsoft per configurare l’ambiente: dal bilanciamento del traffico, alla creazione di virtual machine allo stream analytics.”
Azure non è solo public cloud
“Azure è in costante espansione – spiega Roberto Filipelli, Direttore Divisione Cloud & Enterprise di Microsoft Italia – con le cloud region sempre più diffuse e la latenza in continua diminuzione grazie a costanti aggiornamenti tecnologici come, per esempio, la recente adozione di un nuovo tipo di fibra (risultato di una recente acquisizione da parte di Microsoft) che aumenta la velocità del 47%.

Direttore Divisione Cloud & Enterprise
Microsoft Italia
Inoltre, oggi Azure non è più solo public cloud ma contempla, per esempio, anche tecnologie on-premise utilizzabili tramite Kubernetes.
Nel contempo, Microsoft continua a investire su un tema molto importante che è la riduzione del consumo energetico dei suoi data center. Per esempio, con l’adozione di batterie per immagazzinare l’energia in eccesso prodotta dai sistemi eolici o con l’uso di tecnologie basate sull’idrogeno. Queste iniziative hanno una ricaduta diretta in termini di costi su chi si affida alle nostre infrastrutture cloud.”
La partnership tra Microsoft e Nutanix, secondo quest’ultima, rappresenta anche un’opportunità per i partner di Canale, che avranno a disposizione nuove opzioni per costruire ambienti hybrid cloud e multicloud dotati di nuovi servizi.