Dal mid market all’enterprise e alla Pa, i nuovi obiettivi di Seidor

Forte dei benefici che può portare l’acquisizione del 60% del capitale da parte del fondo Carlyle, la società punta a diventare un riferimento globale nel mondo IT, ampliando il raggio d’azione storicamente limitato alle medie imprese. Importanti e ambiziosi i progetti per l’Italia

L’obiettivo dichiarato è diventare un punto di riferimento tecnologico in Italia, favorendo la trasformazione digitale del tessuto imprenditoriale nazionale. Un traguardo ambizioso che la società di consulenza tecnologica Seidor intende raggiungere grazie a precise scelte strategiche, favorite dal recente ingresso nel capitale del fondo di investimento Carlyle (ha acquisito il 60%). Per conoscere quali sono tali strategie abbiamo incontrato Raul Cerda, direttore di Seidor Italia e Vittorio Soldavini insieme a Giancarlo Lituri, rispettivamente Ceo e direttore di H.T. High Technology.

Chi è oggi Seidor?
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Vittorio Soldavini, Ceo di H.T. High Technology

Soldavini: Seidor è attiva da oltre 42 anni, ha più di 9.000 dipendenti distribuiti in 45 paesi e un portafoglio di 8.000 clienti. Il modello di espansione di Seidor si è basato soprattutto sull’acquisizione di società locali. A livello globale, nel 2023 il fatturato è stato di circa 900 milioni di euro. Le nostre principali aree di competenza riguardano soluzioni Erp (in particolare SAP), la gestione del Crm, oltre a un focus significativo sulla business intelligence. Altre aree strategiche includono la gestione della supply chain e delle risorse umane.

Adottiamo un modello di competence center distribuiti a livello globale, ciascuno specializzato in una determinata area, offrendo supporto localizzato per le esigenze specifiche dei clienti. Seidor è attiva anche nel settore del cloud computing e del management delle infrastrutture IT, con una particolare attenzione alla cybersecurity.

Lituri: Un altro settore chiave è la business consulting: supportiamo i clienti nell’implementazione di soluzioni tecnologiche attraverso la gestione del cambiamento organizzativo. Forniamo anche soluzioni proprietarie di intelligenza artificiale offrendo un approccio di gestione centralizzata dell’AI. Il tutto in linea con la filosofia di humanize technology, che mira a integrare soluzioni tecnologiche con un impatto positivo e sostenibile sul mercato e sull’evoluzione umana assicurando che l’innovazione venga applicata in modo concreto nei flussi operativi.

I nostri partner tecnologici di riferimento sono SAP, Salesforce, Microsoft, IBM, Google e AWS.

Che presenza ha Seidor in Italia?

Soldavini: Seidor è in Italia dal 2019. Oggi l’azienda conta su un team di 230 professionisti qualificati e ha una presenza in cinque città italiane: Milano, Roma, Bologna, Concorezzo e L’Aquila. Il fatturato del 2023 è stato di 20 milioni di euro e i clienti superano i 250.

Seguendo la nostra strategia di crescita, negli ultimi due anni abbiamo rafforzato la presenza con l’acquisizione di ECA Consult, Gunpowder e H.T. High Technology.

Dall’inizio del 2024, siamo impegnati in un processo di integrazione dei diversi marchi. Il nostro obiettivo è di operare in modo completamente integrato sotto il marchio Seidor a partire da gennaio 2025. Il piano strategico prevede di superare i 50 milioni di euro di fatturato nei prossimi quattro anni e raggiungere 500 clienti e 400 risorse.

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Giancarlo Lituri, direttore di H.T. High Technology

Lituri: Per raggiungere questo obiettivo, prevediamo di estendere le nostre capacità, in particolare nell’area del cloud e della sicurezza informatica, sfruttando le sinergie con la struttura in Spagna e con l’adozione di soluzioni avanzate di data center. Attualmente utilizziamo un data center che garantisce una copertura completa per la fornitura di servizi cloud e che è ospitato presso IBM. L’area di sviluppo che intendiamo esplorare maggiormente è la gestione delle infrastrutture presso i clienti, inclusa la sicurezza (tramite SoC) e la produzione di servizi di cybersecurity gestiti.

Cosa significa per Seidor l’ingresso nel capitale del fondo Carlyle?

Soldavini: Con l’ingresso di Carlyle prevediamo un’ulteriore crescita del gruppo a livello globale. L’acquisizione rappresenta un passo strategico di grande rilevanza per Seidor, data la sua natura di multinazionale con una struttura flessibile e decentralizzata. Tale modello organizzativo permette di mantenere un alto livello di autonomia locale, pur promuovendo l’integrazione a livello enterprise. L’importanza dell’acquisizione si manifesta non solo sul piano operativo, ma anche nell’impatto significativo che avrà sul mercato italiano e sulle acquisizioni future.

Cerda: Sono tre gli elementi di cui Seidor potrà beneficiare. Anzitutto, una solida forza finanziaria che ci permetterà di crescere ulteriormente. In secondo luogo, la capacità di gestire un’azienda su scala internazionale. Vogliamo diventare un’importante realtà IT, l’esperienza di Carlyle come partner di altre aziende di rilievo ci aiuterà a raggiungere questo obiettivo. Il terzo punto è accelerare la strategia verso le grandi enterprise e la Pubblica amministrazione. Il nostro target sono sempre state le medie imprese, ma Carlyle può sicuramente supportarci nell’estendere il nostro raggio di azione.

Perché avete deciso di estendere il business su un mercato che appare già affollato come è quello enterprise e della Pa?

Soldavini: Nonostante il mercato sembri saturo, c’è spesso insoddisfazione verso fornitori che offrono poco valore e personale inesperto. Le gare che sono indette e le relazioni fluide tra fornitori creano spazio per nuovi attori.

Cerda: In più, le grandi corporation spesso impongono decisioni centralizzate, riducendo l’autonomia dei clienti e generando dinamiche monopolistiche. La nostra strategia punta invece su soluzioni personalizzate, integrate con intelligenza artificiale e machine learning e su un brand forte e riconoscibile a livello nazionale. Vogliamo promuovere un approccio glocal, combinando la capacità globale con l’adattamento alle specificità locali.

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