Mi ricordo, ancora non più di 4-5 anni fa, bei tempi quelli, quando si parlava della variabilità del mercato e della necessità, per le imprese, di flessibilizzarsi per riuscire a garantirsi nuova competitività e crescita del business. Discorsi perfino “romantici” perché, in fondo, mai subìti in modo pesante e diretto sulla nostra pelle. A svegliarci brutalmente dal sogno e a darci invece un’idea precisa di cosa consista una pesante “disruption” ecco arrivati una serie di eventi che stanno configurando la ormai nota “tempesta perfetta”: il Covid, con impatti psicologici e comportamentali su miliardi di consumatori nel mondo e relativi cambiamenti nelle modalità di fruizione di prodotti e servizi nonché nelle dinamiche di crescita economica.
La pandemia ha accelerato una riconfigurazione strutturale, tecnologica e organizzativa delle catene del valore, con sistemi bancari e finanziari messi alle corde per economie che, in molti casi, avevano smesso di crescere e sistemi di organizzazione del lavoro che sono stati in parte ripensati in un arco di tempo brevissimo. Neanche finita la pandemia ecco l’invasione dell’Ucraina, una guerra vicina alle aree di espansione politica ed economica occidentale e che crea profondi contraccolpi a livello globale sul fronte delle forniture alimentari ed energetiche con relative turbolenze. Un conflitto che rappresenta l’avvio di un processo di ridisegno geopolitico mondiale che durerà chissà per quanto tempo ancora e che vede Stati Uniti, Russia e Cina (e le loro rispettive aree di influenza, tra cui l’Europa) muoversi su uno scacchiere in cui si ridefiniranno le linee evolutive di miliardi di persone e dei loro sistemi economici, sociali e politici. Ecco infine, a completare il quadro, gli evidenti impatti ambientali legati a un modello di accumulazione di capitale, prima soprattutto occidentale e poi adottato in buona parte del mondo, giunto alle sue battute finali. Mostra tutti i limiti di uno sfruttamento intensivo di persone e risorse naturali che attraverso siccità, eventi atmosferici calamitosi e conseguenti impatti su persone ed economie, sta dicendoci che vanno ripensati dalle fondamenta i criteri di sviluppo sociale ed economico in un rapporto meno predatorio con la natura, su cui andranno ridisegnati nuovi modelli organizzativi e di lavoro, competenze e risposte tecnologiche adeguate.
Ed eccoci allora arrivati al punto, alla necessità di capire in quali tecnologie digitali investire per creare davvero flessibilità di impresa, resilienza, sicurezza, capacità di riconfigurazione dinamica dei processi, anticipazione e gestione dei potenziali rischi. Mai come ora giunge la necessità imprescindibile per un Cio di saper “governare il quadro nel suo insieme e nella sua complessità”, disegnando ed evolvendo correttamente i sistemi informativi aziendali in allineamento a questo scenario di turbolenza continua. A partire dal livello infrastrutturale fino al più alto livello applicativo; dalla ricerca di nuove competenze tecnologiche alle conoscenze utili al rapido ridisegno organizzativo abilitato dalle tecnologie.
Tecnologie e processi smart, reattivi e trasversali
È guardando a questa “stella polare” che vanno ricercate e aggiornate di continuo le tecnologie Ict in impresa. Nelle inevitabili scelte di passaggio al cloud per infrastrutture, middleware e applicazioni, nei sistemi Erp che supportano modelli di “business transformation as a service” attraverso una visione precisa della diretta correlazione esistente tra processi e tecnologie hardware/software e che grazie a continui insight automatici consentono di capire meglio le priorità di intervento e investimento. Tecnologie che analizzano costantemente i processi attraverso analytics in cui i componenti di machine learning e AI suggeriscono e indirizzano percorsi di miglioramento dei flussi di lavoro. Sistemi di analytics evoluti il cui obiettivo è essere in grado di accedere, grazie a middleware smart, ai diversi silos di dati per costruire una trasversalità di analisi e di informazioni da distribuire lungo l’azienda attraverso un disegno organico dei processi, costantemente monitorati e ottimizzati. Processi che basano le proprie fondamenta metodologiche nell’Agile, in un’organizzazione del lavoro flessibile, abilitata dalle tecnologie e che è ormai un punto di riferimento per ogni azienda che voglia gestire la complessità competitiva e l’innovazione continua. Sistemi di Crm intelligenti orientati a fidelizzare il cliente e a creare sviluppo di business, basati su software di AI per analizzare di continuo ogni tipologia di dati indipendentemente da dove questi siano memorizzati; individuano pattern da cui ricavare informazioni utili allo sviluppo di nuove proposte; automatizzano i task ripetitivi e propongono, a chi in impresa li utilizza, una serie di funzioni innovative allineate al profilo dei cluster di potenziali clienti individuati. Tecnologie, infine, di security, perché il cybercrime è il contesto in cui ormai da tempo si opera: garantendo soprattutto resilienza ai potenziali attacchi dai quali solo un’organizzazione flessibile basata su tecnologie smart può sperare di recuperare in tempi brevi piena operatività. Ancora una volta, accanto alla vision business del Ceo è un Cio top level a dover possedere un’indispensabile visione complessiva, evolutiva, strategica, business oriented dell’ecosistema infrastrutturale e applicativo globale, da alimentare anche attraverso relazioni con partner esterni allineati a questa visione di resilienza e flessibilità.