L’impatto dell’AI generativa nell’arte

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L’uso dell’intelligenza artificiale nell’arte e nella creazione di immagini rappresenta uno degli ambiti più affascinanti e controversi del suo sviluppo. Gli artisti e i designer stanno esplorando le potenzialità dell’AI per generare opere visive innovative, sfidando le tradizionali nozioni di creatività e autorialità.

Tecnologie come le reti neurali convoluzionali (CNN) e i modelli di apprendimento generativo (GAN) sono al centro di questa rivoluzione dell’arte visiva. Questi modelli possono analizzare migliaia di opere d’arte per apprendere stili e tecniche specifiche che possono poi essere replicati o combinati in nuovi modi. Il risultato è la creazione di immagini che spesso sfidano la percezione umana del familiare e dell’estraneo, ampliando le frontiere dell’espressione artistica.

Molti artisti utilizzano l’AI come un collaboratore nel processo creativo. Questo approccio permette di esplorare nuove possibilità estetiche e concettuali. L’AI può suggerire variazioni su un tema, proporre combinazioni inaspettate di colori e forme o persino generare idee di base che l’artista può poi elaborare. Questa collaborazione può portare a un tipo di arte che è sia profondamente personale, riflettendo l’unicità dell’artista umano, sia sorprendentemente innovativa, superando i limiti della creatività umana isolata.

Il tema del diritto d’autore

L’uso dell’AI nell’arte solleva anche importanti questioni di autorialità. Chi è l’autore di un’opera d’arte generata dall’AI? Può un algoritmo possedere la creatività?

Tradizionalmente, l’autorialità è attribuita a un individuo o a un gruppo di individui che hanno esercitato un controllo significativo sul processo creativo. Nel caso dell’AI le cose si complicano: l’algoritmo può generare opere basandosi su parametri impostati dall’umano, ma può anche prendere decisioni autonome che influenzano il risultato finale in modi che magari l’umano non aveva previsto o completamente inteso. Queste domande non sono solo teoriche ma hanno implicazioni pratiche, incluse le questioni di diritto d’autore e proprietà intellettuale.

La risposta a queste domande spesso dipende dalla misura in cui l’artista umano è coinvolto nel processo creativo e dalla trasparenza sull’uso dell’AI. La legge sul diritto d’autore, tuttavia, tende a richiedere un contributo creativo “umano” per riconoscere l’autorialità. Pertanto, anche se un’opera è sostanzialmente prodotta da un algoritmo, la legge può ancora considerare come autore la persona che ha creato o programmato l’algoritmo o che ha contribuito a definire i parametri estetici o tematici dell’opera.

Sul fatto se un algoritmo possa essere considerato creativo, è indubbio che gli algoritmi di AI oggi sono capaci di creare opere che, almeno superficialmente, manifestano tratti di novità e complessità comparabili a quelle create direttamente da esseri umani. Nonostante queste capacità, molti sostengono che la creatività richieda intenzionalità, coscienza e un contesto emotivo: qualità che gli algoritmi non possiedono. Dunque, mentre l’AI può imitare la creatività attraverso processi di apprendimento e generazione di pattern, la sua “creatività” è in realtà una riflessione delle intenzioni, delle idee e dei dati forniti dagli umani che hanno programmato e addestrato l’algoritmo.

L’AI sta anche cambiando il modo in cui l’arte viene commercializzata e consumata. Le opere d’arte generate dall’AI possono essere prodotte in massa o personalizzate per i gusti individuali a costi relativamente bassi, rendendo l’arte più accessibile ma anche potenzialmente devalorizzando il lavoro artistico tradizionale. Inoltre, la capacità di generare rapidamente grandi quantità di opere potrebbe saturare il mercato, rendendo più difficile per gli artisti emergenti farsi notare.

Mentre esploriamo queste nuove tecnologie è essenziale mantenere un dialogo aperto e critico tra artisti, tecnologi, filosofi e il pubblico. Definire i confini, le responsabilità e le opportunità dell’uso dell’AI nell’arte è fondamentale per garantire che questa evoluzione tecnologica arricchisca la cultura umana piuttosto che banalizzarla. L’arte generata dall’AI può, infatti, aprire nuove vie per l’espressione creativa, ma deve essere gestita con cura per preservare l’integrità e la profondità dell’esperienza artistica.

A tal fine è indispensabile stabilire regole chiare e linee guida etiche che regolamentino l’uso dell’AI nei campi creativi. Queste linee guida dovrebbero supportare l’integrità artistica e assicurare la trasparenza nell’uso dell’AI, soprattutto quando le opere generate sono destinate alla presentazione pubblica o alla vendita. Implementare in futuro normative robuste aiuterà a mantenere l’autenticità dell’arte e a garantire che l’uso dell’AI sia responsabile e rispettoso della visione artistica originale.

Parallelamente, l’educazione e la formazione giocano un ruolo essenziale. Gli educatori in ambito artistico dovrebbero guidare gli studenti nell’utilizzo dell’AI, insegnando loro non solo come sfruttarla efficacemente, ma anche come comprendere i limiti e le implicazioni etiche del suo utilizzo nel processo creativo. Introdurre corsi specifici può arricchire il repertorio degli artisti, fornendo loro nuovi strumenti di espressione e facendo in modo che l’intelligenza artificiale serva come un’estensione della creatività umana, piuttosto che come una sua diminuzione.

Riccardo Florio
Riccardo Floriohttp://www.riccardoflorio.it
Laureato in Fisica, ricercatore, tecnologo, giornalista iscritto all'Ordine, utilizza i computer dal 1980 e da oltre vent'anni opera nel settore dell'editoria IT. E' cofondatore e attuale general manager della media company Reportec ed è direttore responsabile delle riviste Direction e Partners. È coautore di innumerevoli libri, rapporti, studi e Survey nel settore dell’ICT.

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