Quale futuro per la virtualizzazione

A seguito dell’acquisizione di VMware da parte di Broadcom, facciamo un po’ il punto della situazione per capire cosa è successo (e sta succedendo) nel mondo della virtualizzazione, da cui dipende il business di molte aziende, sia clienti sia partner

Sono ormai trascorsi sei mesi dall’acquisizione di VMware da parte di Broadcom e una domanda permea ancora il mondo IT: quale sarà il futuro della virtualizzazione? Ma, soprattutto, la virtualizzazione avrà un futuro? A chiederselo sono in molti, tra clienti e partner di VMware, che, a vario modo, sulla virtualizzazione avevano basato il proprio business. E se lo domanda anche la commissione Antitrust della UE, che ha di recente chiesto chiarimenti a Broadcom a seguito delle lettere di protesta inviate da alcune associazioni di settore, come quella dei service provider europei (CISPE), e di clienti VMware, preoccupati di come sta procedendo la gestione del licensing, del supporto e degli accordi con le terze parti.

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Il Ceo di Broadcom, Hock Tan

In particolare, i clienti avrebbero denunciato gli improvvisi cambiamenti di policy e di prassi da parte di Broadcom, che avrebbero portato a forti aumenti di prezzo, al re-bundling delle licenze, al divieto di rivenderle e al rifiuto di mantenere le condizioni di sicurezza per le licenze perpetue. Mentre, il CISPE (che vede tra i suoi membri anche Amazon e 26 cloud provider europei) si sarebbe lamentato del fatto che Broadcom avrebbe annullato i termini di licenza per i software di virtualizzazione essenziali. Particolarmente eclatante è il caso di Amazon che, a fronte di una decisione unilaterale di Broadcom, non può più rivendere VMware Cloud on AWS, nemmeno tramite i partner di canale. In un post sul blog aziendale, il Ceo di Broadcom Hock Tan ha precisato: «I clienti che in precedenza avevano acquistato VMware Cloud on AWS da Amazon, per rinnovare i loro abbonamenti ed espandere i loro ambienti ora si rivolgeranno direttamente a Broadcom o a un suo rivenditore autorizzato».

Leader indiscusso di mercato

Prima dell’acquisizione, quello della virtualizzazione era un settore florido: secondo Research & Markets, il mercato globale del software di virtualizzazione nel 2022 ha fatto registrare un giro d’affari 57,3 miliardi di dollari. Considerando i trend degli anni precedenti, la società di ricerca stimava che il mercato potesse raggiungere i 190,7 miliardi di dollari entro il 2028, con un tasso di crescita (CAGR) del 20,53% annuo.

All’interno di tale mercato, VMware era leader indiscusso con uno share globale circa del 45%, ma in determinati settori raggiungeva addirittura picchi superiori all’80% (come per esempio nel caso dell’uso di vSphere nell’ambito hypervisor).

Virtualizzazione, un futuro incerto

L’acquisizione di Broadcom ha però portato uno stravolgimento al mercato. Infatti, notizie relative alle strategie di integrazione di VMware e della gestione del suo patrimonio tecnologico non solo non hanno fornito efficaci assicurazioni sul futuro della virtualizzazione, ma hanno portato a una destabilizzazione di partner e clienti. Immediatamente dopo l’acquisizione, VMware ha subito una significativa riorganizzazione, che ha portato al licenziamento del Ceo e di oltre 2.000 dipendenti. Inoltre, l’azienda è stata segmentata in quattro parti.

Il Ceo Hock Tan aveva precisato che tali mosse erano parte di una strategia basata sulla consolidata capacità della stessa Broadcom di far crescere con successo le organizzazioni acquisite. Tuttavia, esperienze pregresse di acquisizioni, come sono state quelle di Symantec e CA, hanno mostrato risultati decisamente differenti da quelli prospettati da Hock Tan.

Un solo programma per i partner

Esempi che hanno fatto nascere una fondata preoccupazione tra clienti e partner di VMware. A poco sono valse le rassicurazioni della vice president Global Partner e Commercial Sales di Broadcom, Cindy Loyd, che in un post ha invitato i 18.000 partner attivi di VMware ad aderire al Broadcom Advantage Partner Program. Tuttavia, non è ben chiaro come tra gli oltre 25.000 partner che dichiarava VMware, ne siano stati selezionati 18.000. Loyd ha promesso miglioramenti per i partner selezionati, con una maggiore coerenza nelle offerte e semplificazioni in prezzi e sconti. Però è arrivata anche la decisione dell’azienda di seguire direttamente i primi 2.000 clienti (in termini di importanza e fatturato).

Offerta ridotta e rinnovata

Broadcom ha semplificato l’offerta eliminando diversi prodotti e piattaforme VMware, inclusi vSphere+, Aria Suite e NSX, oltre all’hypervisor gratuito ESXi. Oggi il listino prevede due soluzioni: VMware Cloud Foundation (VCF) e VMware vSphere Foundation (VVF). Inoltre, è stata ceduta al fondo KKR l’unità di computing “end-user” di VMware, che comprende le offerte Workspace ONE e Horizon. È stata poi interrotta la vendita di licenze perpetue, spingendo i clienti verso un modello di supporto su abbonamento.

Il nuovo ruolo del canale

In un recente post, Tan ha sottolineato l’importanza dei partner nel successo con i clienti ma ha anche annunciato modifiche significative. Tan ha affermato che «i clienti devono essere liberi di spostare i loro carichi di lavoro tra i data center e i fornitori di cloud, e tra diversi fornitori di cloud».

Per garantire condizioni uniformi per tutti i fornitori di cloud, è stata introdotta la standardizzazione dei prezzi e delle licenze per il VCF. Broadcom ha inoltre imposto anche la standardizzazione dello stack tecnologico di VCF per i partner, al fine di agevolare la transizione dei carichi di lavoro tra ambienti on-premises e cloud.

Anche la strategia per i partner è stata rivista per accogliere una gamma più ampia di provider, anche i fornitori di servizi più piccoli che non soddisfano ancora i criteri del Premier Tier.

Tan ha infine assicurato il supporto per le licenze perpetue di VMware vSphere e la disponibilità, secondo le attuali politiche di abbonamento, patch di sicurezza zero-day anche per le versioni non più supportate.

Mosse importanti, ma che non lasciano del tutto tranquilll delle aziende che hanno puntato sulla virtualizzazione. E le richieste dell’Antitrust UE ne sono una dimostrazione.

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