A cinque anni dal lancio che segnò il successo della containerization, Google Cloud ha annunciato più flessibilità e la possibilità di sperimentare su Windows Container
Nel giugno 2015 Google Cloud, forte dell’esperienza maturata nella distribuzione dei container, per esempio per YouTube e Gmail, bussò alla porta di Docker e il cloud non fu più lo stesso. Come ricorda in un post Aparna Sinha, direttore Product Management Kubernetes e Anthos Idi Kubernetes, con l’arrivo di GKE Google Cloud fissò uno standard industriale su come fornire un servizio Kubernetes.
Oggi, in occasione di Kubecon + CloudNativeCon Barcelona, Google Cloud annuncia una serie di miglioramenti per proseguire il successo di GKE e renderlo più flessibile (rapido, regolare e stabile, specificano presso Google Cloud). L’azienda Offrirà inoltre, la possibilità di sperimentare su Windows Container per le aziende che vogliono adottare tecnologie native di cloud e la disponibilità di Stackdriver Kubernetes Monitoring per il monitoraggio dei Kubernetes.
Offrirà inoltre, a quelle aziende che vogliono adottare tecnologie native di cloud, la possibilità di sperimentare su Windows Container, e rilascerà la disponibilità di Stackdriver Kubernetes Monitoring per il monitoraggio dei Kubernetes.
Ricordiamo anche l’annuncio di Anthos: una piattaforma ibrida e multicloud, progettata per eseguire applicazioni ovunque, su server on premise o residenti sui principali cloud pubblici, con possibilità di gestirli da un’interfaccia utente comune.
Considerando che Docker (come raccontano Brian Grant e Jaice Singer DuMars di Google Cloud in un post a doppia firma) mosse i primi passi nel 2013, si possono considerare quel paio d’anni come uno spettacolare successo che combina la forza di una grossa azienda come Google, con la potenza dell’open source, orchestrata con capacità da un management attento. Infatti, in cinque anni Google Cloud Kubernetes Engine, evidenziano presso la casa madre, ha fornito alle aziende la rapidità per gestire applicazioni su larga scala e la flessibilità dell’open source per abbracciare più rapidamente la tecnologia digitale, alla base di crescita e competitività.