La digital transformation e le esigenze di una protezione a sette nove

Le moderne infrastrutture always-on richiedono uno storage che garantisca una continuità a sette nove. I suggerimenti di  Donato Ceccomancini di  Infinidat

 

La trasformazione digitale in atto sta facendo emergere il problema della sicurezza del business, inteso non solo come protezione del dato da hacker ma anche e soprattutto da possibili malfunzionamenti che ne  rendano  temporaneamente impossibile la fruizione.

Considerazioni in proposito e come affrontare la questione ci sono state fatte da Donato Ceccomancini, Sales Manager Italy, Infinidat che si è basato su dati IDC.

In sostanza, il problema che si pone è che se, come tutto fa sembrare, i dati si avviano ad essere il nuovo capitale della digital economy, la profonda accelerazione impressa dalla Digital Transformation porterà le imprese ad essere sempre più data driven e ciò richeide opportuni interventi in termini di soluzioni e architetture IT perché, evidenzia Ceccomancini,  i tradizionali sistemi legacy non sono stati progettati per gestire la scala, la complessità e la velocità degli ambienti IT odierni e al contrario un’infrastruttura IT affidabile e flessibile può fare la differenza nel conquistare, o nel rischiare di perdere, nuovi clienti.

Il problema del dato è reso critico dai sui stessi volumi. IDC stima ad esempio che entro il 2025 ci saranno oltre 80 miliardi di dispositivi IoT connessi a livello globale che genereranno enormi quantità di dati in tempo reale o quasi  e sempre entro il 2025 oltre un quarto dei dati creati in tutto il mondo sarà in tempo reale per sua natura, con i dati IoT che ne rappresenteranno oltre il 95%. Di conseguenza, la capacità di raccogliere, aggregare, comprimere, e analizzare dati in tempo reale sta diventando essenziale per prendere decisioni migliori e più tempestive.

Digital Transformation, La digital transformation e le esigenze di una protezione a sette nove
Donato Ceccomancini, Sales Manager Italy, Infinidat

Prepararsi allo tsunami di dati e IoT

Essendo il layer che ospita i dati, mette in guardia Ceccomanni e non è difficile essere d’accordo con il manager, l’ambiente storage è profondamente toccato da questi trend. Per avere successo nell’era della Digital Transformation, le organizzazioni devono poter archiviare e accedere a enormi volumi di differenti tipi di dati, così come avere scalabilità in base alla loro crescita, il tutto in modo efficiente dal punto di vista dei costi e senza sacrificare le performance.

Conservazione dei dati sul lungo periodo, regolamenti governativi, contenuti digitali, e analisi dei big data sono alcuni degli imperativi di business che vanno a modificare in maniera sostanziale le caratteristiche richieste alle infrastrutture storage. Non ultimo, la crescita dei dati in tempo reale sta alimentando la necessità di sistemi storage in grado di supportare una reattività a bassa latenza.

Rispondere a queste necessità è una delle più grandi sfide che devono affrontare oggi i dipartimenti IT aziendali, spesso costretti a dover trovare un compromesso su uno o più di questi obiettivi.

Considerando il ruolo centrale dello storage come uno dei principali abilitatori della Digital Transformation, l’affidabilità dei sistemi storage è quindi un requisito che non può essere trascurato. Mantenere livelli elevati di disponibilità a supporto di operazioni di business continue è tradizionalmente un requisito di tutti gli elementi del data center come server, network, e applicazioni.

Date le implicazioni del downtime, l’affidabilità dello storage rappresenta, o dovrebbe rappresentarlo, una preoccupazione fondamentale per le aziende.

Come avere una disponibilità a sette nove

E qui viene il punto dolens, e cioè come ottenere livelli di disponibilità che dai classici 5 nove passi ali ben più impegnativi da ottenere 7 nove.

Considerando le limitazioni strutturali delle architetture storage tradizionali, a livello di protezione dei dati e di opportunità di recovery, questa necessità porta a valutare nuovi modelli storage costruiti da zero per fornire livelli superiori di affidabilità senza sacrificare capacità, scalabilità, performance, e semplicità di utilizzo, o senza aumentare significativamente i costi.

Ottenere disponibilità a sette nove comporta, evidenzia Ceccomancini,  una serie di sfide tecnologiche, che sono state finora difficili da superare a causa delle limitazioni delle architetture storage tradizionali. L’affidabilità di un sistema storage è infatti dettato dalla capacità dei suoi componenti di operare a livelli ottimali il più a lungo possibile.

Nei sistemi storage, la componente tipicamente più fragile è rappresentata dagli hard disk, per motivi che vanno dai difetti di produzione all’usura meccanica, passando per sbalzi di corrente e calore, o attacchi malware.

Nell’ambito di un array storage, il meccanismo principale che permette di proteggersi da problemi di hard disk è la tecnologia RAID – una forma di virtualizzazione dello storage che racchiude più componenti hard drive distinte in un’unica unità logica, con l’obiettivo di migliorare le performance e raggiungere un’affidabilità superiore. Anche questa tecnologia però porta a un compromesso obbligato, in cui performance e affidabilità possono essere raggiunte insieme solamente a fronte di investimenti importanti e continuativi.

Digital Transformation, La digital transformation e le esigenze di una protezione a sette nove
Infinibox per una protezione dei dati a 7 nove

RAID non basta

La tecnologia RAID è però alla base di una delle innovazioni portate al mondo storage da Infinidat; si tratta di un’architettura logica che considera sezioni limitate degli hard drive come elementi RAID, consentendo così a tutti i nodi del sistema di usare tutti i dischi per tutto il tempo, al massimo delle performance.

E dal momento che i dati sono distribuiti su tutte le meccaniche, questo evita la generazione di punti particolarmente critici, che potrebbero impattare negativamente sull’affidabilità del sistema. Inoltre, dato che il ripristino verrebbe effettuato su tutti i dischi in parallelo, anche i tempi di recovery risultano di gran lunga molto più ridotti.

Una possibile risposta al problema l’ha data Infinidat, osserva Ceccomancini, tramite la sua infrastruttura InfiniBox con cui si è posta l’obiettivo di superare più problematiche distinte o contemporanee, a livello di controller e disco, oltre che di UPS e di PDU (power distribution unit), con una data protection a parità multipla che consente al sistema di auto-ripararsi, anche in caso di errore multiplo di disco, nel giro di pochissimi minuti.

La soluzione prevede poi anche una checklist applicata ai metadati, che viene condotta su ogni blocco di dati prima che questo venga scritto su disco, e verificata in ogni fase di lettura.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

LEGGI ANCHE

Gli ultimi articoli