Chief o Conservative Information Officer? Dipende dalla fiducia nel digitale

Quattro i principi su cui secondo BT i CIO dovrebbero basare la fiducia nella trasformazione digitale: visione, trasparenza, integrità e collaborazione

 

Nei momenti di trasformazione, come è quello che interessa il mondo aziendale alle prese con la digital transformation, si va incontro indubbiamente a rischi o opportunità. Se i rischi vanno evitati le opportunità devono però essere colte.

In proposito, intervenendo al WEF 2018 a Davos, Bas Burger, CEO di BT Global Services, la divisione di  BT rivolta alle grandi organizzazioni  ha provocatoriamente fatto notare come molti CIO siano di fatto molto cauti e  riferendosi all’acronimo più  dei Conservative information Officer che Chief Officer, in quanto “non vogliono essere tra i primi a provare qualcosa di nuovo. Ma non vogliono  neanche essere tra gli ultimi.

Di certo la cosa evidenziata da Burger non è una novità per  gli operatori del settore ma è di sicuro un indice che aumenta nei momenti di transizione tecnologica e organizzativa del lavoro come  avviene in questo periodo.

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Il problema che si è evidenziato tra i CIO  è che  deve essere identificata una soluzione in grado di offrire alle aziende le innovazioni e le esperienze digitali di cui necessitano, senza però compromettere la sicurezza dei dati o l’integrità dell’infrastruttura aziendale.

Quando si tratta di processi core, i CIO diventano poi, evidenzia Burger, piuttosto rigidi e conservatori.  Anche se non del tutto condivisibile la cosa è però comprensibile visto anche  le notizie che  con una certa frequenza arrivano dal fronte dei cyber criminali.

Quattro sono però i principi che il manager BT si è sentito di proporre CIO (nella interpretazione Chief) per intraprendere con maggior fiducia percorsi di trasformazione digitale.

Adottare una visione di lungo termine

 Il primo è che la fiducia si costruisce solo nel tempo (sebbene si possa perderla in un giorno). Quando si tratta di trasformazione digitale, va scartato l’opportunismo a breve termine e adottare una visione a lungo termine.

Nel passaggio al digitale è un vantaggio per l’azienda o il brand poter contare su una credibilità costruita nel tempo. Per le grandi organizzazioni acquisire l’agilità delle start-up può essere più difficile, ma non devono sottovalutare quanto sia attraente poter contare su un buon track record costruito nel tempo.

E nello scegliere un partner tecnologico per la trasformazione digitale, è opportuno orientarsi verso un partner che si è già occupato di questi processi altre volte e su cui  fare affidamento per il futuro.

Trasparenza

 Il secondo è la trasparenza. L’onestà ha sempre contato, ma l’era digitale richiederà maggiore trasparenza nei processi, sulla supply chain, sui conti, sulla sostenibilità e sul modo in cui vengono gestiti i dati dei clienti, dei dipendenti e dei partner commerciali.

Quando qualcosa va storto meglio essere onesti, presenti, responsabili. Le persone ammettono che qualcosa possa andar male, ma sono meno indulgenti quando una situazione di crisi viene gestita male.

Attenzione alla Supply Chain

Il terzo principio è relativo all’integrità della supply chain. I clienti vogliono fidarsi dei marchi che scelgono. Nell’industria farmaceutica, ad esempio, le tecnologie e i processi digitali aiutano a garantire l’autenticità e la qualità del prodotto lungo tutta la supply chain.

Se si sta avviando un programma di trasformazione digitale, è opportuno controllare la qualità della supply chain dei propri partner tecnologici. In che misura i loro data center sono conformi alla legislazione sulla protezione dei dati? Con quali evidenze? E la supply chain più profonda? I telco o i system integrator sottopongono ad un esame accurato i loro fornitori di componenti?

I cyber criminali si stanno rendendo conto che le grandi aziende sono diventate più difficili  da attaccare e quindi rivolgono la loro attenzione alle componenti non digitali della supply chain.

Collaborare

Il quarto principio che Burger ha portato all’attenzione è la collaborazione, lavorare in partnership per sfruttare al meglio le opportunità digitali.

Molta innovazione digitale si sta sviluppando nelle imprese piccole e medie. Ma poche grandi aziende stanno scommettendo in maniera significativa su iniziative al momento ancora piccole, anche se molto promettenti.

Le aziende piccole, nuove e innovative non hanno i mezzi per rapportarsi con le grandi organizzazioni che potrebbero trarre maggior vantaggio dalla loro originalità e dalle loro idee. Certamente, nel mercato globale odierno, è di aiuto avere un approccio globale di qualche tipo se si vogliono fare affari con le multinazionali.

La soluzione sta nello sviluppo di piattaforme in cui gli innovatori possono incontrare gli incumbent e condividere, testare e lanciare in sicurezza nuove idee.

E quindi?

In futuro, e i dubbi in proposito sono  pochi, ogni azienda sarà un’azienda digitale. Per conquistare e mantenere la fiducia dei clienti, dei fornitori e dei legislatori, il business digitale di successo dovrà avere una visione di lungo termine, garantire trasparenza e certificare l’intera supply chain.

Collaborerà con partner di fiducia per sfruttare al meglio le nuove idee e l’innovazione che derivano dalle PMI.

In questo modo, osserva Burger, diventa possibile guardare innanzi e incominciare a fruire dei benefici dell’economia digitale.

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