MuleSoft attraverso la sua Anypoint Platform mette a disposizione una piattaforma di integrazione per SOA, SaaS e API, consentendo alle aziende di collegare applicazioni, dati e dispositivi, sia on-premise sia nel cloud, con un approccio basato sulle API.
La redazione di Partners ha incontrato Davide Andreoni, Senior Regional Vice President e Head of MuleSoft per il mercato italiano.
Qual è il focus di MuleSoft?
MuleSoft nasce con una focalizzazione specifica sul tema delle integrazioni e della gestione delle API. Nel tempo l’ingegnerizzazione della nostra soluzione è stata guidata dalla volontà di mettere a disposizione dell’IT e dei system integrator un’unica piattaforma che consentisse di coprire sia gli aspetti di integrazione sia quelli di creazione, gestione, messa in sicurezza e monitoraggio delle API.
Che messaggio portate alle aziende?
Vogliamo che le aziende si discostino dal concetto che le integrazioni debbano essere realizzate tramite un “pezzo” di codice custom sviluppato per unire due sistemi o due fonti di dati. Per noi rappresenta qualcosa di più strutturato, che si sviluppa una volta per poi essere messo a fattor comune nelle successive iniziative che hanno bisogno di sfruttare le stesse fonti di dati, gli stessi sistemi legacy, cloud, applicazioni. Pertanto, dal nostro punto di vista, l’integrazione deve diventare un asset per l’azienda che possa essere utilizzato in un primo progetto, ma poi sia disponibile per essere riutilizzato in tutti i progetti successivi.
Quali sono i vantaggi per le aziende di questo approccio?
Conseguire ciò che da tutte le parti ci stanno chiedendo: diventare più veloci e più efficaci nello sviluppo delle integrazioni e poter esporre l’integrazione non solo all’interno dell’azienda, ma anche verso l’ecosistema esterno, che può coinvolgere partner o terze parti con cui si fa business.
MuleSoft è una soluzione appannaggio unicamente delle aziende di livello enterprise?
La pervasività di MuleSoft non è legata alla dimensione dell’azienda e la tecnologia non ha problemi a essere adottata anche da aziende della fascia Mid Enterprise e Small Enterprise. Siamo efficaci ovunque ci sia una competenza IT spinta, interna oppure delegata ai system integrator.
Quali sono i più recenti sviluppi?
Uno degli ultimi annunci è la capacità di automatizzare i processi aziendali ovvero di portare dentro la nostra soluzione il valore aggiunto dei concetti di automation e di robot process automation. Vorrei ricordare che questo vale non solo per i client di Salesforce perché MuleSoft è una tecnologia indipendente che opera in modo svincolato dalla piattaforma CRM di Salesforce.
Qual è l’aspetto più innovativo della vostra proposta?
Le integrazioni oggi sono diventate una sorta di commodity. Il tema delle API è ovviamente sempre molto presente, ma ciò che diciamo è di non guardare più a MuleSoft come a un tool o un layer di integrazione ma, invece, come una piattaforma abilitante capace di accelerare i progetti e l’efficienza dei team e aumentare la produttività. Questo attraverso un modello che punta a rendere componibili le integrazioni in modo tale che siano riutilizzabili.
Ma un altro aspetto importante è quello di trasformare l’integrazione e le API in asset che restino in gestione, a livello di governance, all’IT ma che possano essere utilizzati come tool che non richiedono scrittura di codice e, quindi, appannaggio anche degli utenti business. Questa è una chiave di volta, perché nel mondo ci sono 22 milioni di sviluppatori ma oltre 1 miliardo di knowledge worker ovvero di utenti che conoscono il processo, hanno dimestichezza con gli strumenti informatici, ma non sono in grado di programmare.
Se trasformo le API in asset, posso mettere a disposizione di questi knowledge worker dei tool che non presuppongono capacità di sviluppo e che li mettono nella condizione di comporre un processo. Come ho detto, senza che si perda la governance da parte dell’IT, ma sgravando l’IT da questi compiti.