A due anni e mezzo dalla sua nascita, HPE continua ad aggiungere tasselli a supporto della sua proposizione strategica di essere un propulsore del progresso in aree chiave quali High Performance Computing, IoT, Intelligent Edge e Intelligenza Artificiale.
Le recenti novità annunciate da HPE includono il rilascio della nuova generazione della piattaforma HPE Nimble Storage All Flash Array in grado di sfruttare la nuova classe di supporti in tecnologia Storage Class Memory (SCM) e il protocollo di comunicazione ad alte prestazioni NVMe.
Annunciata anche la disponibilità di soluzioni verticali di Intelligenza Artificiale e della nuova generazione (Gen 10) della soluzione HPE ProLiant for Microsoft Azure Stack che fa leva sui nuovissimi processori Intel Xeon basati su piattaforma Purley.
Claudio Bassoli, Vice President Industry Segment Sales di Hewlett Packard Enterprise, ha condiviso con bizzIT.it, alcuni scenari del prossimo futuro.
Che evoluzioni tecnologiche prevedete per il prossimo anno?
Si stanno affacciando una serie di nuove tecnologie che ridefiniscono il modello di IT e HPE ha un ruolo da protagonista in questa evoluzione.
I nostri clienti stanno già sposando la digitalizzazione e stanno già adottando, per esempio, modelli software defined e infrastrutture iperconvergenti.
Può fare qualche esempio di realtà italiana che si sta muovendo in questa direzione?
MSC Crociere utilizza già da due anni le nostre soluzioni ed è la prima azienda ad avere navi da crociera completamente digitalizzate. In merito a ciò è diventata un punto di riferimento del settore.
ENI si è dotata del super calcolatore HPC4, fornito da HPE e costituito da 1.600 nodi HPE ProLiant DL380 con un sistema di archiviazione ad alte prestazioni da di 15 Petabyte, che ne fanno il più potente sistema al mondo di super calcolo a livello industriale.
Anche nella PA ci sono già esempi virtuosi in cui l’utilizzo di nuovi modelli di infrastruttura sta consentendo alle amministrazioni di ridurre i costi di gestione e di accelerare la capacità di rilascio delle applicazioni, per fornire ai cittadini un numero crescente di strumenti, sempre più evoluti, per l’accesso a informazioni e servizi.
Questa rivoluzione è aperta anche alle PMI?
Mai come ora i costi di ingresso per l’innovazione tecnologica si sono abbassati e sono alla portata delle PMI.
Serve però un processo di scolarizzazione e mostrare anche alle PMI che chi ha già scelto la strada della digitalizzazione sta ottenendo vantaggi di business molto evidenti.
HPE intende fare leva sule applicazioni già disponibili per stimolare il processo innovativo. Un’iniziativa in tal senso è il progetto Innovation Lab, con cui HPE ha predisposto 19 centri di innovazione tecnologica, presso alcuni dei suoi Partner, da mettere a disposizione delle aziende italiane che desiderano sperimentare le nuove tecnologie e conseguire gli obiettivi della Digital Transformation.
Si tratta di strutture diffuse sul territorio e quindi in grado di interagire con le realtà locali, che sono adatte anche e soprattutto alle PMI che, finora, non avevano a disposizione l’opportunità di toccare con mano le tecnologie più innovative.
Quali sono gli elementi che alimentano in Italia lo sviluppo delle nuove tecnologie come l’IoT?
Innanzitutto lo straordinario sviluppo della sensoristica. Si stima che entro il 2020 ci saranno nel mondo almeno 50 miliardi di sensori attivi sui dispositivi più diversi, dai robot domestici alle automobili.
In Italia una spinta verrà dal settore manifatturiero che è ancora la spina dorsale del nostro Paese, una delle prime economie al mondo.
Molte aziende italiane sviluppano e producono oggetti di vario tipo e natura, molti dei quali trovano la strada del’esportazione. Nella loro trasformazione verso oggetti smart ci sono enormi opportunità di business.
Ci spiega cos’è per voi l’Intelligent Edge?
Significa effettuare l’analisi dei dati e sviluppare soluzioni nel luogo in cui i dati vengono generati in modo da ridurre la latenza, i costi e i rischi di sicurezza.
La capacità computazionale si sposta sempre più alla periferia grazie a sistemi che sono in grado di acquisire dati ed effettuare azione di filtro prima di inviarli a uno snodo centrale dove un’azione di intelligence li trasforma in valore di business.
Sono soluzioni che si possono utilizzare in molti ambiti, che stiamo usando anche nel data center e con i sistemi storage Nimble.
A chi e cosa serve l’In-memory computing?
L’In-memory computing memorizza i dati nella RAM anziché all’interno di database presenti sui dischi, incrementando esponenzialmente le prestazioni.
Questa tecnologia sarà commercialmente disponibile presumibilmente a partire dal 2020, ma già oggi alcune aziende nostre clienti la stanno utilizzando per applicazioni molto specifiche.
Posso fare tre esempi per dare un’idea della sua portata.
Una soluzione In-memory permette di memorizzare ed elaborare tutte le cartelle sanitarie mondiali. Il suo utilizzo consentirebbe di diminuire drasticamente i tempi per le analisi di sicurezza delle banche riducendo enormemente i rischi.
Un altro esempio è nell’analisi meteorologica, che è un tema estremamente complesso e che richiede elevatissime capacità di elaborazione in tempo reale di enormi volumi di dati attuali e storici.
Ma, soprattutto, crediamo che la disponibilità dell’In-memory computing aprirà la strada a nuovi modelli di business finora impossibili e che saranno limitati solo dalla fantasia dei nuovi imprenditori.