Un’azienda italiana su due ha realizzato progetti di digital transformation e ha migliorato il business. Lo evidenzia una ricerca Fujitsu
Fujitsu ha diffuso i risultati relativi al campione italiano coinvolto nella sua recente ricerca: The Digital Transformation PACT, che esamina le performance delle aziende nei confronti dei quattro elementi strategici necessari per potersi trasformare digitalmente: Persone, Azioni, Collaborazione e Tecnologia (PACT).
Il campione italiano, rappresentato da 150 business leader di tutti i settori industriali, ha evidenziato Fujitsu, ha sottolineato l’importanza della tecnologia digitale nel processo di trasformazione dei processi aziendali (40%) e del modello di business delle proprie organizzazioni (29%), indicando nelle ‘Azioni’ e nella ‘Tecnologia’ (28% in entrambi i casi) gli elementi principali su cui fare leva; ‘Persone’ e ‘Collaborazione’ sono indicati come elementi importanti rispettivamente dal 25% e dal 16% del campione.
Interrogati sul numero di progetti di trasformazione digitale, la maggioranza del campione nazionale (49%) ha dichiarato di aver già ottenuto dei risultati, mentre il 25% ha affermato che i progetti sono attualmente in fase di implementazione, ma i risultati non ancora disponibili.
Il campione italiano (per il 56% degli intervistati) ha messo in evidenza come nelle loro organizzazioni la tecnologia digitale venga utilizzata non solo a livello di processi e funzioni aziendali, ma anche per crearne di nuovi, da affiancare a quelli esistenti, non ancora digitali.
Una trasformazione guidata dai clienti
Principale driver della trasformazione digitale si confermano i clienti (per il 39% degli intervistati), seguiti a breve distanza da partner e terze parti (35%) e concorrenti (33%).
Passando all’aspetto economico e finanziario, dall’implementazione di progetti di trasformazione digitale le imprese italiane si aspettano di ottenere un ritorno dall’investimento entro un anno e mezzo e benefici organizzativi entro 16 mesi dalla data di partenza (a livello globale si parla rispettivamente di 20 mesi e un anno e mezzo).
Nonostante la focalizzazione sui risultati in tempi rapidi, le organizzazioni italiane non sono immuni da fallimenti o insuccessi, anche se questi accadono in misura minore rispetto alla media globale: solo il 27% (rispetto al 33%) delle organizzazioni italiane ha annullato progetti di trasformazione digitale, con una perdita media di 455.951 euro, e solo il 21% dei progetti digitali in Italia fallisce, anche se, sorprendentemente, il costo medio di questi progetti arriva a 559.984 euro.
«Le aziende italiane sembrano avere consapevolezza del loro livello di maturità digitale per affrontare progetti di trasformazione digitale» ha dichiarato Bruno Sirletti, Presidente e Amministratore Delegato di Fujitsu Italia. «I progetti vengono pianificati e implementati – alcuni con più successo di altri – ma la cosa importante è che le aziende abbiano chiaro che l’immobilità porta a un sicuro insuccesso, mentre la costante spinta all’innovazione tecnologica – a livello di processi, funzioni e non da ultimo organizzazione – è la strada che permetterà di continuare a competere nei prossimi anni».
Persone
Il gap di competenze interne è il principale ostacolo per affrontare la cybersecutity nella propria organizzazione: lo afferma il 68% del campione italiani. La buona notizia è che la maggior parte non sta a guardare: il 91% sta lavorando per attrarre più competenze digitali.. .
Ma l’aggiornamento non basta e diventa cruciale – per il 37% del campione – la capacità di saper attrarre e reclutare le persone. Secondo l’85%, entro il 2020 l’Intelligenza Artificiale (AI) inciderà sulla tipologia di competenze necessarie per la propria organizzazione, tanto che il 93% di essi si sta muovendo per far fronte a questa necessità e il 91% ammette che saper attrarre personale ‘digitally native’ sarà vitale per il successo della sua azienda nei prossimi tre anni.
Fondamentale una precisa strategia
La strategia è alla base del successo di un progetto di trasformazione digitale e il 92% del campione italiano dichiara di averne una ben definita, grazie anche al coinvolgimento diretto del top management (94%).
Si ammette però anche l’esistenza dei cosiddetti progetti ombra, quelli avviati senza un’approvazione organizzativa esplicita: per i quasi due terzi (62%) del campione costituiscono un serio problema per la loro organizzazione, anche se il 59% dichiara che spesso sono l’unico modo per provare ad ottenere un’innovazione significativa.
Collaborazione
La co-creazione sembra essere la chiave del successo di una azienda. In generale, le organizzazioni italiane sembrano aperte a un mondo collaborativo: il 58% sta implementando o sta pianificando progetti di co-creazione in cui lavorano a stretto contatto con un’altra organizzazione per fornire innovazione digitale.
In questo caso, i partner preferenziali sono esperti di tecnologia, scelti dal 53% del campione, start-up (46%) o altre organizzazioni (45%), anche dello stesso settore (31%).
Tecnologia ad una svolta
Nei programmi degli intervistati, nei prossimi 12 mesi ci sono progetti che riguardano i sistemi di sicurezza informatica (59%), l’Internet of Things (51%) e il cloud computing (43%). Relativamente al tema della sicurezza informatica, il 95% afferma che questa sia fondamentale per supportare il successo finanziario della propria organizzazione nei prossimi 10 anni. In egual misura – 95% – vengono citati anche big data e analytics.
In un panorama digitale in rapida evoluzione, la capacità di saper cambiare il proprio modello di business (87%) e pianificare l’impatto della tecnologia oltre l’anno (83%) è considerato cruciale per la sopravvivenza del proprio business nei prossimi cinque anni dall’84% del campione intervistato.
Si tratta di un percorso certamente non semplice e che desta più di una preoccupazione: il 61% degli intervistati teme che la sua organizzazione non saprà adattarsi all’implementazione di tecnologie digitali come l’Intelligenza Artificiale; il 78% ammette che i propri clienti si aspettano da loro un maggior livello di digitalizzazione e il 64% ritiene di essere in ritardo su questo punto rispetto alla concorrenza, tanto che per il 57% la trasformazione digitale nel proprio settore porterà una perdita di clienti.