Smart technologies e nuove competenze

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“Devo creare valore per il business, devo creare valore per il business, devo creare valore per il business…”.

È frustrante avere in mente questo obiettivo e poi, per mille ragioni, non riuscire, nella pratica quotidiana in azienda, ad attuarlo. Lasciamo da parte per ora le figure professionali più vicine al mercato e ai clienti e consideriamo invece quel bacino di competenze IT che solo pochi anni fa sembravano non essere per nulla toccati da questo mantra.

Prendiamo, per esempio, quelle figure che si “muovono” nelle pieghe dei sistemi informativi e il cui compito primario consiste nel far funzionare le cose (profili di governance), sviluppare (application manager), proteggere (security manager), connettere (network specialist), integrare (integration manager ed esperti di middleware per l’armonizzazione dei differenti sistemi ma anche delle diverse unit aziendali attraverso software di vario tipo) e tanti altri ancora.

Fino a pochi anni fa, solo un numero esiguo di questi professionisti si preoccupava di contribuire alla creazione di valore per il business d’impresa. E ancora oggi, per molte realtà, è già un successo che nella complessità infrastrutturale dei sistemi informativi tutto sia live, on time, efficiente e performante. E non è poco.

Tuttavia sta emergendo, ormai da qualche anno, una tendenza tecnologica chiara, un processo di “innervazione di intelligenza” in ogni tipo di tecnologia hardware e software.

Quali sono i vantaggi di questa tendenza?

Saper interpretare le esigenze di business delle differenti business unit non è un esercizio solo di tipo culturale, di predisposizione all’ascolto e di disponibilità della singola persona, ma sono spesso le tecnologie che nel loro diventare a ogni release sempre più smart e autonome, contribuiscono a ridefinire il focus verso la creazione di valore, impattando su ogni profilo professionale presente nei sistemi informativi.

Tecnologie di AI, machine learning, analytics, interfacce sempre più intuitive, stanno pervadendo ampie porzioni di middleware per rendere fluida l’integrazione tecnologica e applicativa tra ambienti informativi differenti; microservizi e low code platform, anch’essi innervati di tecnologie smart, accelerano lo sviluppo rispetto a una programmazione strutturata, raggruppando semilavorati costruiti utilizzando oggetti grafici in modalità drag & drop, poi assemblati e riutilizzati per nuovo sviluppo applicativo.

Ma non solo: queste piattaforme si pongono sempre più come hub intelligenti predisposti, attraverso connettori low code, per arricchirsi di funzioni e di servizi provenienti da big player esterni (Amazon, Oracle, Google, Microsoft  e così via) e diventare così veri e propri centri di orchestrazione intelligente di worflow in grado di modificarsi al variare delle necessità operative e organizzative, in stretto rapporto con esigenze di business sempre mutabili.

È la costruzione di quella “flessibilità strutturale” (disegno rapido di business process) necessaria oggi ai processi di innovazione e alla nuova competizione.

Per non parlare dei dati e della loro analisi: datawarehouse con tecnologie di machine learning che elaborano ed estendono in modo autonomo le richieste di analisi in rapporto al profilo di utente, abbassano il livello di competenza necessario al loro utilizzo, avvicinandosi a una semplicità d’uso adatta anche agli utenti business.

Lo stesso dato, nell’architettura di queste piattaforme di analisi viene con facilità trasformato, archiviato e gestito indipendentemente dalla sua tipologia e dalla piattaforma di provenienza.

Tutte le nuove tecnologie che compongono i sistemi informativi aziendali hanno in sé questa connotazione smart tesa a ridurre i task ripetitivi di basso valore per liberare l’attività della persona verso compiti di più alto profilo.

Ne è un altro esempio la strutturazione per “tech/application platform” in atto negli ambienti informativi: si tratta di piattaforme tecnologiche che riuniscono, agendo sul piano del consolidamento organizzativo, gruppi di persone con specifiche esigenze funzionali. Vengono erogati servizi applicativi focalizzati sull’esigenza di specifici profili di utente e si creano dei workflow coerenti con i processi di business.

L’obiettivo è quello di riarticolare le infrastrutture IT allo scopo di abbattere i numerosi silos tecnologici, architetturali, applicativi, organizzativi e persino culturali presenti nelle aziende, per realizzare ambienti informativi che attraverso hardware, software e reti sempre più smart, facilitino l’interoperabilità interna ed esterna dell’azienda.

Per realizzare e far funzionare tutto questo servono senz’altro specifiche competenze tecnologiche ma la tendenza è chiara: un numero sempre maggiore di profili specialistici ICT dovrà imparare a declinare le proprie competenze tecnologiche in una prospettiva di business value.

Non è un caso che il recente Digital Economy and Society Index 2022 della Commissione Europea, che dal 2014 monitora l’avanzamento in ambito digitale dei paesi membri, affermi che “I digital skill non sono mai stati così essenziali al business come ora. Di conseguenza le adeguate competenze non sono più un fattore opzionale ma un elemento critico. E poiché i task routinari – continua la ricerca – vengono sempre più automatizzati, c’è un serio rischio di perdita di posti di lavoro per chi opera esclusivamente su questo tipo di attività”.

 

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Stefano Uberti Foppa
Stefano Uberti Foppa
Giornalista professionista, è stato direttore della rivista e del portale ZeroUno per 22 anni. Inizia a occuparsi di giornalismo nel settore informatico nel 1981, partecipando all'avvio della sede italiana del settimanale Computerworld. Nel 1987 passa al mensile ZeroUno, edito da Arnoldo Mondadori Editore, di cui nel 1997 assume la direzione insieme a quella del settimanale PcWeek Italia. Fonda nel 2006 la casa editrice Next Editore, poi confluita, nel 2017, nel Gruppo Digital360. Si occupa dell’analisi dell’evoluzione digitale sia in rapporto allo sviluppo di impresa sia all’impatto sui modelli organizzativi e sulle competenze professionali ed è oggi opinion leader riconosciuto nel settore Ict in Italia.

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