Il vCPE di RAD, distribuito in Italia da CIE Telematica, permette di creare reti software defined sicure, gestibili e adattabili alle esigenze dell’utenza
Nell’ultimo quinquennio le reti hanno subito una profonda trasformazione architetturale e topologica grazie al diffondersi della virtualizzazione, di backbone a larghissima banda e alla diffusione di dispositivi di accesso che permettono una gestione sicura dell’utenza finale.
Un ruolo primario l’ha assunto la disaggregazione, intendendo con questo la separazione tra il livello software e hardware dell’infrastruttura di rete e dalle appliance che la costituiscono..
Questa disaggregazione, i cui prodromi risalgono peraltro alla definizione del modello OSI, ha creato nuovi acronimi e tecnologie, quali NFV (Network Function Virtualization) e SDN (Software Defined Network), ora ampiamente usati in letteratura.
Ciò ha avuto un profondo impatto sul mercato e sul modo di realizzare le reti perché permette ad operatori ma anche ad aziende di medie-grandi dimensioni ì, di poter scegliere il software e il sottostante hardware in modo indipendente l’uno dall’altro in funzione delle esigenze applicative, delle funzioni da erogare e della dispersione territoriali degli utenti.
E come derivato l’evitare il vendor lock-in che caratterizzava le soluzioni di rete di qualche anno fa, nonché il poter erogare rapidamente nuovi servizi..
Conseguenza di questa evoluzione é un profondo impatto sui fornitori degli apparati perché si è reso meno rigido, osserva Luigi Meregalli, General Manager di CIE Telematica, società specializzata nell’ingegneria di reti ce che rappresenta RAD in Italia , il legame tra l’utilizzatore e il fornitore degli apparati di rete riferito come (NEP -Network Equipment provider).
Il vincolo tra utilizzatore e fornitore è poi ulteriormente allascato dalla possibilità che la NFV offre al cliente di sviluppare il proprio software .
Il risultato è che sia il NEP che il system integrator deve adattarsi necessariamente, se vuole rimanere sul mercato, a questo nuovo scenario e fornire quelle garanzie di qualità ed esperienza necessarie a soddisfare i bisogni di un cliente sempre più esigente
Non che i problemi non esistano. Ad esempio tra questi quello della gestione di dispositivi di fornitori diversi, quello della sicurezza, la diagnostica di rete, il come assicurare la QoS, il come orchestrare reti con apparati di diversa fonte e generazione, eccetera.
Sono tutti fattori che, osserva Meregalli, devono far porre molta attenzione nella scelta del fornitore della piattaforma e della società di ingegneria a cui ci si appoggia per il loro deployment e successiva gestione.
L’approccio RAD per un vCPE a prova di rete virtuale
Passando dai concetti teorici alla loro concretizzazione pratica, una risposta alle esigenze sopra analizzate per quanto concerne in particolare i vCPE, l’ha data RAD, società specializzata nello sviluppo di soluzione per la virtualizzazione dello strato di edge di una rete.
Le soluzioni che ha sviluppato, evidenzia Meregalli, hanno l’obiettivo di fornire gli strumenti necessari a operatori e gestori di reti per erogare servizi garantiti basati su CPE virtuali e carrier grade. Tra le funzionalità che li caratterizzano vi sono ad esempio:
- Un sistema operative unificato (vCPE-OS) che gira su qualsiasi piattaforma del tipo white box e che garantisce una base comune per il software e le funzioni da erogare.
- Dispositivi pluggable per i diversi tipi di connettività richiesta .
- Una orchestrazione dei dispositivi di rete tramite il software di gestione e di orchestrazione dei domini centralizzata RADview, orchestrazione che viene realizzata tramite API standard.
- Funzioni embedded di sicurezza.
“L’aspetto saliente dell’approccio RAD è che il vCPE è una soluzione modulare e aperta che si adatta ad ambienti di rete di qualsiasi fornitore di rete di accesso, VNF, alla piattaforma hardware e alla orchestrazione. Inoltre, il vCPE sviluppato da RAD abilita l’accelerazione dell’hardware e mette a disposizione funzioni specializzate che includono MEF CE2.0, PTP Grandmaster timing e uno switching wire-speed sia a livello 2 che 3. Della rete. E, non ultimo, l’analisi del traffico e l’encryption”, ha osservato Meregalli