La società per la cybersecurity informatica è stata inserita tra quelle più innovative nella sicurezza degli accessi privilegiati e al terzo posto complessivo
CyberArk ha annunciato di essere stata inclusa nella Cybersecurity 500 list, l’elenco preparato da Cybersecurity Ventures che identifica le società di cybersecurity operanti in diversi campi e aree dell’IT, hardware e software, a livello mondiale e da osservare con attenzione nel corso del 2018.
Peraltro, non si tratta per l’azienda dedita alla sicurezza degli accessi e degli utenti privilegiati solo di esserci nella lista, ma anche di come c’è e viene quotata.
La società, infatti, è valutata al top tra i Fornitori di soluzioni di cyber security e in particolare al primo posto per quanto concerne le soluzioni di sicurezza per utenti privilegiati e al terzo posto complessivo. Dopo di lei si qualificano nomi importanti nella cybersecurity. Per dirla, nella lista che comprende anche produttori di sicurezza hardware come Intel, una quotata società come Check Point è posizionata all’undicesimo posto, una Symantec al tredicesimo, una F-Secure al pur validissimo settantunesimo,
L’elenco, ha evidenziato CyberArk, che non nasconde la soddisfazione per il valore e la posizione che le è stato riconosciuto, è stilato in base a criteri che comprendono la capacità di indirizzare e rispondere in modo innovativo alle sfide inerenti la cybersecurity che le aziende si trovano a dover fronteggiare, la base di clienti a portfolio, il parere dei CISO e dei decision maker, il trend di crescita della società e la robustezza e capacità in termini di leadership.
«Di certo è un onore essere stati qualificati assieme ad altri innovatori come Herjavec Group e KnowBe4 e di sicuro è un riconoscimento che ci fa molto piacere. Ed è il riconoscimento che soluzioni come CyberArk Privileged Access Security Solution costituiscono una piattaforma di sicurezza che permette di implementare un livello critico in grado di proteggere dalla continua evoluzione degli attacchi contro le credenziali degli utenti e informazioni riservate sia in ambito Cloud che in ambienti DevOps, e a livello degli end-point privilegiati», ha commentato Amy Burnis, Senior manager, marketing Communications di CyberArk.
Un cyber crime da 6 trilioni di dollari
Il settore della sicurezza è in ogni caso in continua crescita e fermento e il motivo è facilmente comprensibile se si guardano le cifre in gioco.
Secondo l’Official 2017-2018 Cybercrime Report realizzato da Cybersecurity Ventures, il cyber crime avrà un costo annuale a livello mondiale pari a 6 trilioni di dollari entro il 2021, e questo a partire dai 3 trilioni di dollari del 2015, un raddoppio in soli 6 anni e allo stesso tempo una cifra che rende il settore persino più profittevole del traffico globale di droga.
L’interesse per i malintenzionati, che esprimono chiaramente l’intenzione di aumentare il proprio “fatturato” deve indurre le aziende impegnate nella trasformazione digitale e quindi che si aprono sempre più verso l’esterno, suggerisce CyberArk, a dotarsi di difese in profondità e di una strategia che permetta di stare innanzi a quelle di cui si possono dotare gli attaccanti in modo da proteggere i propri asset rilevanti. In breve, prevenire prima di dove pensare, in modo oneroso, a reprimere.