Per i tre quarti dei CIO la spinta aziendale ad una rapida e continua innovazione mette a rischio la customer experience. Un aiuto dal Cloud e da DevOps
Il problema che si prospetta è presto detto: le organizzazioni rilasciano nuovi aggiornamenti software tre volte all’ora, ma quasi due CIO su tre è costretto a scendere a compromessi tra il perseguire un’innovazione più veloce e il rilascio di applicazioni software che siano adeguatamente testati e perfettamente funzionanti.
La cosa non stupisce di certo e l’esperienza quotidiana che si vive tra aggiornamenti continui, allarmi per la sicurezza e veri e propri bachi nel software che si utilizza sia in ambito aziendale che privato di certo lo conferma.
Ma una conferma basata su pareri dei diretti interessati viene ora da uno studio commissionato da Dynatrace . I risultati del lavoro, basato su un sondaggio condotto da Vanson Bourne su ottocento dei sistemi informativi di tutto il mondo appartenenti a grandi aziende con oltre 1.000 dipendenti,
evidenziano come per il 73% delle organizzazioni la necessità di accelerare in innovazione digitale stia mettendo a rischio la customer experience e, in definitiva, ottenere l’effetto contrario a quello che ci si era prefissato di raggiungere tramite il rilascio di nuove applicazioni per il cliente dell’azienda.
I compromessi minano la qualità
Lo studio ha rilevato che, in media, a causa delle pressioni della concorrenza e dalle crescenti aspettative dei consumatori, le organizzazioni di una certa dimensione rilasciano nuovi aggiornamenti software tre volte ogni ora lavorativa, un compito che grava sul reparto IT che le deve sviluppare, assicurarne qualità e prestazioni e supportarle su infrastrutture proprietarie, nel cloud o in ambienti ibridi.
Ma se questo è lo stato non entusiasmante dell’arte il futuro cosa riserva ? La situazione non sembra che sia destinata a migliorare, tutt’altro. In proposito, poco meno del novanta per cento dei CIO ha dichiarato, riporta al studio, che sarà necessario rilasciare aggiornamenti ancora più velocemente in futuro. Una velocità crescente di rilascio che non sarà indolore per i budget e che comporterà un costo.
Quasi i due terzi dei CIO hanno poi ammesso di essere costretti a scendere a compromessi tra un’innovazione più rapida e la necessità di garantire ai clienti un’esperienza software di alto livello.
Il punto critico risiederebbe nel fatto che praticamente ogni organizzazione al mondo è diventata un’azienda di software, l’hardware diventa una commodity e si è in presenza di una forte evoluzione verso ambienti software defined accompagnata da una crescente propensione al servizio.
Società leader di mercato come Amazon, anche se si tratta di casi limite, rilasciano ad esempio aggiornamenti software sulla base del secondo. Alle spalle vi è un approccio al rilascio di software con cicli di sviluppo rapidi e agili in ambienti dinamici e ibridi multi-cloud.
Il problema è che in questa gara d essere più veloci e ad anticipare i concorrenti chi ne soffre sono gli utenti finali, che invece si aspetterebbero che il flusso costante di nuove funzionalità e aggiornamenti avvenisse con prodotti adeguatamente provati e senza dover scendere a compromessi.
La sfida che l’IT nel suo complesso si trova a dover affrontare e in qualche modo risolvere è quindi offrirli in modo rapido, cosa possibile tramite il ricorso a architettura native cloud e curando però adeguatamente l’esperienza dell’utente.
Se è chiaro il come e il perché, più difficile è pensare che la forte spinta competitiva che su scala globale coinvolge produttori e mercato permetta realmente di porre freno ad una situazione che rischia di sfuggire di mano.
Perlomeno sul piano delle risorse e dei costi il ricorso al cloud permette in ogni caso di accelerare gli sviluppi e contenere il Capex dell’IT necessario, nonché di allinearne i costi ai ritorni economici prodotti dai nuovi servizi rilasciati.
Se però il ricorso al Cloud consente una maggiore agilità i CIO ciononostante sperimentano significative difficoltà in punti quali:
- Garantire che le prestazioni del software non subiscano un impatto negativo (67%)
- Identificare se spostare un’applicazione nel cloud abbia prodotto realmente i benefici desiderati (57%)
- Capire se un’applicazione sia particolarmente adatta al cloud (55%)
- Riprogettare applicazioni legacy in chiave cloud (51%)
- Garantire che l’esperienza dell’utente non sia influenzata durante il processo di migrazione da un ambiente legacy al cloud (48%)
Nei dati citati colpisce di certo, e la cosa meriterebbe di per sé una analisi approfondita, come oltre il 50% dei CIO, e si tratta di CIO di organizzazioni importanti, evidenzino una difficoltà per quanto concerne valutare la profittabilità e la validità di un ricorso al Cloud, sia nel caso di nuove applicazioni che di applicazioni legacy.
Il problema della collaborazione e il DevOps
Quello dei tempi di sviluppo brevi e del loro impatto sulla qualità del prodotto finale, e sull’impatto che possono avere sul brand aziendale software non adeguatamente testati, non è però l’unico degli aspetti critici evidenziati dallo studio. Un altro problema è posto dalla cooperazione inter-divisionale.
In proposito, poco meno dell’ottanta per cento dei CIO ha affermato che la propria organizzazione ha subito ritardi in progetti IT che potevano essere evitati se i team di sviluppo e quelli operativi fossero stati messi in grado di collaborare più facilmente, a cui si aggiunge il fatto che le iniziative di digital transformation sono spesso finite su un binario sbagliato a causa di:
- interruzioni IT derivate da problemi esterni (55%)
- interruzioni IT causate da modifiche interne (50%)
- rettifica del codice errato che è stato spinto attraverso la pipeline (45%)
Ma da dove potrebbe venire un aiuto per eliminare o perlomeno mitigare fortemente questi problemi? Una risposta sempre più perseguita, perlomeno come potenzialità, è quella del DevOps, vista come approccio allo sviluppo atto a favorire e migliorare la collaborazione. I dati dello studio sostanziano questa posizione, pur se evidenziano alcune criticità nel farlo:
- Il 68% delle organizzazioni, e si tratta di una percentuale di certo significativa, ha implementato o sta esplorando le possibilità di una cultura DevOps per migliorare la collaborazione e promuovere un’innovazione più rapida.
- Il 74% dei CIO ha affermato che gli sforzi DevOps sono spesso indeboliti dall’assenza di dati e strumenti condivisi, il che rende difficile per i team IT ottenere un’unica visione della “verità” .
- Il 56% dei CIO ha identificato differenze nelle priorità tra i silos dipartimentali come ulteriore barriera all’adozione di DevOps.
In pratica, osserva il committente dello studio, la sfida per tutte le organizzazioni consiste nell’ottenere una visione olistica della pipeline DevOps – dall’idea al codice fino all’esperienza.
I dati evidenziano come con la maturazione del DevOps le aziende stiano perseguendo in modo crescente la strada dell’automazione e dell’ integrazione nello sviluppo software in modo da abilitarne un più veloce rilascio, ma facendolo con una maggior qualità e un minor sforzo manuale.
Un aiuto sarà di certo offerto dagli sviluppi consistenti nell’intelligenza artificiale, che è prevedibile ricoprirà un ruolo molto attivo ed importante nella riduzione delle attività manuali e che ci si aspetta permetta di sviluppare software migliori e più verificati, implementare nuove applicazioni più rapidamente e fornire esperienze software di alto livello.