Doxing, intimidire attraverso le informazioni

Dati personali allo sbaraglio pronti per essere usati per ricattare o mettere alla gogna diffondendole nel web. Ma ci si può proteggere da questi attacchi senza grossa fatica

I social sono diventati, inutile negarlo, parte integrante della nostra vita. In questi anni le piattaforme si sono moltiplicate, ognuna con delle caratteristiche particolari, ma tutte contengono delle informazioni che volontariamente o involontariamente abbiamo inserito.

Tutto questo ci espone a quello che viene chiamato in gergo “doxing”, la pratica di diffondere informazioni, soprattutto quelle private, relative a una persona a un pubblico il più vasto possibile con lo scopo di danneggiarla. Per meglio comprendere i rischi a cui spesso ci sottoponiamo facciamo un esempio: tutti cerchiamo informazioni riguardo una persona da incontrare sul web, informazioni che noi usiamo per farci un’idea. Ma se una persona è stata fatta oggetto di doxing in rete si trovano informazioni private riguardanti la salute, la vita privata dei figli o dei familiari o degli amici. Informazioni che l’interessato avrebbe preferito che rimanessero private e non esposte al mondo. E questo accade molto più spesso di quanto si possa immaginare.

Uno studio inglese “The Impact of Online Abuse: Hearing the Victims’ Voice” del giugno del 2022 realizzato dall’associazione Victims’ Commissioner ha evidenziato come il 19% degli intervistati è stato vittima di doxing. Le vittime vengono, attraverso la pubblicazione online di informazioni private, spaventare, messe in imbarazzo e a disagio.

Perché viene fatto? Per estorcere denaro alle vittime, per creare un danno o perché chi pubblica si sente un giustiziere. Negli Usa, dove c’è un forte attrito tra i fan di Trump e il mondo liberal, c’è una vera e propria guerra combattuta con il doxing. Entrambe le parti utilizzano questo strumento per gettare nel fango i propri antagonisti politici, esacerbando gli animi di entrambe le parti. Molti hanno perso il lavoro, altri hanno dovuto cambiare casa e frequentazioni. Il doxing può avere un forte impatto sulla vita sociale di una persone, costringendola a gesti estremi, oltre a dover cambiare in modo radicale vita (lavoro, amici e allontanarsi dalla famiglia), alcune vittime sono arrivate al suicidio come un medico austriaco pro-vaccinazioni contro il Covid-19 messo alla gogna da chi credeva la pandemia una bufala.

Come fare per proteggersi da tutto questo?

Usando in modo intelligente i social, innanzitutto, perché tutti possiamo esserne vittime. Come regola generale può valere quella di mettere meno informazioni personali possibili online, se non ci sono sarà difficile trovare qualcosa da usare contro. Sui social utilizzare l’autenticazione a due fattori o più (2FA, MFA) in tutti gli account e una password forte e unica. Chiamate e videochiamate private e criptate, e bisogna sempre avere la certezza che i link che arrivano da persone conosciute o amici siano stati inviati intenzionalmente e quelli degli sconosciuti non aprirli in nessun caso.

Consigli che già un pubblico adulto spesso non segue, figuriamoci le nuove generazioni. Sono loro le nuove vittime, specialmente quelli che utilizzano piattaforme di gioco online. Luoghi che sembrano accentuare questo desiderio di vendetta e rivalsa, e scatenare il doxing e anche altre forme di cyberbullismo. Le vittime di questa pratica possono reagire coinvolgendo le piattaforme dove è stato pubblicato per far rimuove le informazioni e bloccare chi le ha usate, facendo screenshot e raccogliendo tutto il materiale per consegnarlo alle autorità competenti. Contattare la propria banca per verificare che conti correnti e carte di credito siano al sicuro. E pensare di sospendere la propria presenza sui social per un po’. Non in tutti gli ordinamenti la divulgazione di informazioni senza autorizzazione è considerato reato, ma lo sono diverse conseguenze del doxing, come le frodi finanziarie e i danni fisici alla persona.

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