La disparità di genere è un problema che affligge ogni settore lavorativo. Non fa eccezione il mondo dei professionisti della sicurezza digitale in Italia che è un tema storicamente maschile.
Il tema è l’oggetto di un’indagine realizzata da AIPSI e a cura Andrea Bozzetti, Marco Bozzetti e Laura Rivella dal titolo “Cyber Security Women Italy (CSWI) – Il lavoro femminile nella sicurezza digitale in Italia” che ha interpellato 468 professioniste che, a vario titolo, si occupano per lavoro di sicurezza digitale: operano in aziende private e pubbliche sia lato domanda cybersecurity che lato offerta, nella formazione in ambito universitario e non, e come libere professioniste (9,2%). Il 13,8% è una imprenditrice, tipicamente di aziende dell’offerta di sicurezza digitale e l’8% opera in società di consulenza.
Le rispondenti all’indagine sono prevalentemente adulte e senior: il 78,2% ha più di 35 anni e il 21,8% ha tra 18 e 34 anni. Il livello di istruzione delle rispondenti è alto: più dei due terzi delle rispondenti hanno conseguito la laurea, e di queste solo il 9,3% ha una laurea triennale. Le non laureate sono il 28% delle rispondenti. La grande maggioranza, 67,1% ha conseguito una laurea di tipo tecnico scientifico.
Essere donna nella Cybersecurity
Un tema analizzato è se essere donna, nell’ambito della cybersecurity, è ritenuto dalle rispondenti un fattore negativo oppure no.
Solo il 2,6% ritiene l’essere donna un aspetto favorevole per lavorare in questo campo.
La maggioranza delle rispondenti, il 57,1%, ritiene che l’essere donna sia del tutto indifferente.
Il 22,1% lo giudica un elemento sfavorevole e una percentuale di poco inferiore, dichiara di non essere in grado di valutarlo, sulla base della propria esperienza sul campo.
La fascia di età 35-44 è quella che percentualmente più “soffre” nell’essere donna: è la fascia in cui la maggior parte delle donne è sposata, ha figli che vuole accudire, è a un livello di maturità e di responsabilità professionale per le quale si attenderebbe dei riconoscimenti, di carriera o economici.
Conciliare le esigenze di tempo professionali e personali
Un aspetto assai importante nell’attività lavorativa è il poter ben conciliare le esigenze di tempo per l’attività professionale con quelle per la propria persona e per la propria famiglia.
Questa conciliazione è particolarmente critica per una donna, in qualsiasi tipo e ruolo lavorativo, e soprattutto per ruoli ad alta professionalità e/o dirigenziali. Conciliazione necessaria anche per le attività di sicurezza digitale, tema in rapida e continua evoluzione, e per il quale solo il 50% può operarvi a tempio pieno.
L’altra metà delle professioniste deve condividere, e ben bilanciare, le attività di cybersecurity con altre attività lavorative.
Il 23,5% delle rispondenti ha dichiarato di avere, al momento, problemi nel bilanciare e conciliare attività lavorativa e attività personale e per la famiglia.
Considerando che questo problema è uno dei principali fattori del divario di genere, si tratta tutto sommato di una percentuale inferiore al previsto.
Sono soprattutto le rispondenti nella fascia 18-34 anni che non hanno problemi nel conciliare e quelle con età superiore a 55 anni, mentre qualche problema al momento esiste nella fascia 35-54 anni.
Tra le motivazioni per queste difficoltà: la mancanza di un team di lavoro supportivo e collaborativo, la disponibilità di tempo per seguire la famiglia, la difficoltà di svolgere almeno alcune attività di cybersecurity da remoto, la frequente necessità di operare in trasferta e l’esigenza di ritagliarsi tempo per la formazione personale constante necessaria nel campo della cybersecurity.
La disparità retributiva
Il divario retributivo è uno dei temi centrali nella disparità di genere e ha trovato riscontro anche in questa indagine.
L’indagine conferma che le donne tendono a essere pagate meno degli uomini, ma evidenzia una percezione meno critica del divario di genere.
Il 34,2% delle rispondenti ritiene di essere remunerata meno dei colleghi uomini, a parità di fattori quali ruolo, responsabilità, anzianità lavorativa, competenze e così via, mentre solo il 3,9% reputa di essere pagata di più rispetto agli uomini (le professioniste che ritengono di essere pagate di più si concentrano nelle fasce d’età tra 25 e 54 anni).
Un quarto delle rispondenti ritiene di essere pagata sostanzialmente allo stesso modo degli uomini.
La percentuale maggiore delle rispondenti, (36,8 %) dichiara di non sapere se sia pagata più o meno rispetto a colleghi; si tratta di un dato ragionevole considerando la difficoltà nel conoscere le retribuzioni dei colleghi e di riuscire a confrontare livelli retributivi a parità di ruolo, competenze ed età nel campo della sicurezza digitale, così articolato, trasversale e interdisciplinare.
All’aumentare del livello di istruzione cresce la retribuzione oraria per uomini e donne, ma aumenta ulteriormente lo svantaggio retributivo per le donne.