Non si è mai parlato così tanto di chip nella storia. Le necessità commerciali, con infiniti pezzi ovunque e con vita breve o brevissima, generano il ritmo e gli schemi mentali di riferimento.
Difficilmente, quindi, viene da chiedersi quanti e quali chip siano effettivamente necessari al mondo. Magari distinguendo le varie aree merceologiche e settoriali.
Per le attività di aziende e industrie più o meno tradizionali, in gran parte, bastano prodotti che esistono dal 2010. Anche per i dispositivi consumer, forse, basterebbero soluzioni più vecchie, senza esagerare con frequenti rivoluzioni che richiedono prestazioni sempre maggiori.
La tecnologia di domani andrà oltre l’Occidente?
Possiamo dire che quantità e qualità dei chip occidentali sono esagerate? Forse possiamo dirlo.
Ma anche la produzione probabilmente soffre di ansia da prestazioni, di ritmi serratissimi. L’impresa della fisica nel chip Huawei Kirin 9000s è di realizzare chip a 7 nm senza avere i macchinari che teoricamente lo permettono (i prodotti chimici idonei, a partire dai wafer, invece servono al massimo grado). Per la precisione, la fabbrica interna di Huawei si chiama HiSilicon e i macchinari sarebbero venuti, probabilmente in parte, dalla cinese Smic, che -come richiesto dagli USA – non avrebbe fornito expertise. Ma della parte teorica alcuni accreditano Liang Mong Song.
Ovviamente i processi per l’esposizione multipla sono diversi, certamente molto più lunghi e costosi. Se una produzione ridotta è pur sempre possibile, un livello come quello tradizionale è certamente impossibile e anche i costi saranno molto più alti. Insomma il Kirin 9000s dimostra più la qualità che la forza della fisica cinese.
L’inaspettata rivoluzione dei mondi nascosti
Una valutazione di grande rilievo è il vantaggio competitivo dell’Occidente rispetto a tutti gli altri. A seconda dei commentatori, lo stato della microelettronica cinese viene definita tra 2 e 6 generazioni indietro a quella della TSMC in Taiwan o delle migliori foundry USA o israeliane. Questo valore ovviamente va interpretato, come ha mostrato la Huawei di Ren Zhengfei: se l’obiettivo è invadere il mondo commerciale forse la Cina sta 3-4 generazioni indietro, ma se l’obiettivo è strategico (militare o spaziale, qualche centinaia di migliaia di pezzi) allora il risultato è alla portata.
Inoltre non bisogna dimenticare che è sempre dietro l’angolo la possibilità di riunificazione di Taiwan alla Cina, il che comporterebbe una diversa posizione della Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, più nota come TSMC, che al momento produce circa il 55% dei chip mondiali e circa il 90% di quelli di fascia alta. L’azienda si sta preparando all’incerto futuro aprendo fabbriche altrove nel mondo.
Ma torniamo al presente. Il Kirin 9000s è senz’altro un notevole passo avanti per la Cina e per Huawei, perché le limitazioni imposte dagli Stati Uniti sui materiali e gli strumenti per la produzione dei chip potevano aver fatto di questo risultato una impossibile chimera. Nel frattempo gli USA hanno già inasprito il blocco, ma troveranno grandi difficoltà a mantenerlo perché le aziende mondiali (anche europee come Asml per l’EUV, o Basf per i chemicals) rischiano grosso senza le vendite in Cina.
La fisica è bella, come ogni scienza, perché studiando e ristudiando si riesce a trovare nuovi mondi all’interno di quelli già noti. E con una popolazione di 1,5 miliardi di persone, i… ricercatori sono molti, molti di più di quelli che si trovano tra 450 milioni di europei e 330 milioni di statunitensi.