Il 60% delle aziende che perdono i dati chiude entro sei mesi, ma il 90% dei dati non viene più letto dopo 90 giorni dalla loro archiviazione. Partendo da queste apodittiche affermazioni, si può inferire che la gestione tradizionale dei dati è uno dei principali motivi di insuccesso aziendale.
La crescita del volume dei dati sta creando un’urgente necessità di nuovi processi, basati su soluzioni di storage scalabili e affidabili. Questa espansione porta rischi significativi, inclusi attacchi di ransomware, perdite di dati e interruzioni operative, con statistiche allarmanti come un nuovo attacco di ransomware ogni 14 secondi. Le soluzioni obsolete aumentano questi pericoli, accentuando l’importanza di strategie di gestione dei dati avanzate e affidabili.
Le informazioni che abbiamo riportato nelle prime righe provengono da un white paper di Lenovo e Veeam. Svariati casi di studio, inoltre, dimostrano i benefici dell’adozione di tecnologie avanzate: l’infrastruttura cloud ibrida migliora la protezione e il recupero dei dati, mentre specifiche soluzioni per il ransomware riducono i tempi di inattività e i costi. Potrebbe essere il caso d’integrare tutte le soluzioni a partire dalla stessa base.
L’innovazione richiede un po’ di rischio
In periodi di forte rivoluzione tecnologica, l’innovazione deve chiedere alla sperimentazione come rimanere competitivi e efficienti. Siamo abituati a pensare ai sistemi di storage come una componente economica e poco rilevante nelle strategie, ma forse non è così.
L’integrazione dello storage con servizi cloud amplia le capacità di gestione dei dati. L’impatto aziendale di queste tecnologie include operatività migliorata, riduzione dei costi e un ROI aumentato fino al 250%, come evidenziato da studi IDC (IDC Enterprise Storage Systems Tracker, Q3 2022; IDC Quarterly Enterprise Storage Systems Tracker, 2023Q).
Negli ultimi tempi, proprio lo storage sembra indicare una possibile strada verso una sperimentazione decisamente innovativa.
Partiamo dallo STaaS
In particolare, lo Storage-as-a-Service sta emergendo -anzi, è già emerso- come una soluzione efficiente, offrendo personalizzazione, pagamento per l’uso e minimizzazione dei rischi. Pure Storage, azienda che innova intorno allo stato solido, è forse l’azienda che meglio ha elevato lo status dello storage da commodity a tecnologia.
Ormai sappiamo che i dati sono oggi il fulcro di molti ingranaggi tecnologici: la sicurezza, la gestione e la compliance. Ecco perché se questi problemi non vengono identificati e seguiti fin dalla fase di memorizzazione, l’azienda si trova con un debito tecnologico “nascosto” che prima o poi sarà costretta a pagare.
Insomma, se l’architettura dati non prevede fin dall’inizio primitive che evitino che l’azienda attaccata chiuda, il danno sarà enorme indipendentemente da qualsiasi procedura di disaster recovery successivo. Se costi e sostenibilità dei dati non sono chiari nell’architettura e nel contratto, quale siano la durata o la posizione (cloud o on-premises), prima o poi i dati diventeranno fisicamente, energeticamente o economicamente inaccessibili.
Infine, se la grana di accesso ai dati non può andare in profondità, prima o poi una o più normative, o la collisione di alcune di loro, renderà giuridicamente inaccessibile l’essenza dell’attività aziendale.
Insomma, possiamo dire che nell’Era dei dati la scelta migliore è progettare i sistemi a partire dallo storage?