Intel si è divisa in due, separando la Foundry -che produce conto terzi- dalla Product, che sviluppa nuovi design. Questa scelta a nostro avviso è arrivata tardi, ma l’imminente controllo cinese su Taiwan e quindi su Tsmc (ed altro) ha creato un nuovo volano che potrebbe rivelarsi ancora più potente di una competizione pura. Il business centrale di oggi è nella produzione di derivati dall’architettura Arm (Amazon, Qualcomm, Apple) che si riforniscono da TSMC, ma anche di superchip proprietari esistenti (Tesla, Tachyum) e in via di arrivo (Ai per Microsoft, guida autonoma, processore europe EPI). Molte altre ne vedremo.
Intel ha quindi operato un rebranding qualificandosi come “prima fonderia di sistemi al mondo per l’era dell’AI”. All’azienda di Gelsinger resta da chiedersi cosa farà Product quando arriveranno i chip di Design, contraddistinti da disegno proprietario e non open source. Ma sul disegno delle matrici, così come sul piano architetturale, nei prossimi anni ne vedremo delle belle.
Certo è che se l’AI è il business del presente che diventa futuro, l’hardware di base diventa sempre più rilevante, e con lui assurgono a nuova importanza anche quei dispositivi detti microprocessori -o comunque vogliamo chiamare gli esecutori ultimi di software. E’ un percorso che cerchiamo di seguire su Bizzit.
Geopolitica dei semiconduttori
Ad onta del Chips Act europeo, nel Vecchio Continente l’AI la fa la Francia e i chip prevalentemente la Germania. Ma questi sono i chippettini per l’automotive, che si possono fare con tecnologie obsolete. Tant’è che la Cina ha sviluppato un’infinità di nuove aziende a vecchia tecnologia, tutta fuori embargo, pronte a competere con i tedeschi. In Italia sono stati beneficiati dal PNRR gli “italiani” di STM, anche in partnership con l’israeliana Tower, Microtest -che fa… testing-, gli “italiani” della abruzzese LFoundry (di proprietà cinese), gli “italiani” della piemontese Vishay e una pioggerella di contributini per difesa, spazio e ricerca.
Ma il PNRR è materia in divenire. E a proposito di divenire, siamo in attesa di conoscere la prossima grande azienda di semiconduttori che arriverà in Italia grazie ad un investimento di 4,75 miliardi di Euro ventilato dal Governo Italiano, che andrà a sostituire il tramontato stabilimento Intel che comunque avrebbe testato e/o assemblato e non prodotto. E sarebbe bello che in questa strategia entrasse anche qualcosa sul quantum computing, un settore nel quale noi italiani, che di fisica ce ne intendiamo davvero, potremmo fare meglio di tanti altri. Ma forse è solo una pia illusione.
Gli interventi italiani attuali risentono anche delle iniziative a suo tempo varate con lungimiranza dal Governo Draghi e dalle aspettative della Fondazione Chip.it (che non è proprietaria dell’indirizzo chips.it bensì è reperibile come fondazione-chipsit.it).
La somma di tutti questi interventi sembra essere comunque del genere “bruscolini”, con ridottissimi effetti sul mercato da 1 trilione di dollari che si sta via via configurando.
Geopolitica dell’AI
Gran parte di questi sistemi sono collegati direttamente all’intelligenza artificiale. Finora il problema è che l’AI degli LLM (compreso l’europeo Mistral) è immoralmente antiecologica e del tutto incontrollabile. Se la tecnologia mostra la possibilità di passare a modelli meno energivori (da “solo” 1 miliardo di parametri per il top, ma verso i 50.000 per molte applicazioni), la necessità di controllo della monocrazia cinese e il pensiero postellenico dell’Europa delle norme rallenteranno gli sviluppi dell’AI nei confronti degli States, che questi aspetti li saltano a piè pari. Personalmente credo che l’AI Act andrà forzatamente snellito con una serie di prassi che richiederanno tempo, un bene che la decadente Europa non ha,
Ci sarebbe poi da chiedersi quanto l’AI-as-a-service sia stata compresa dai bizmodel attuali. Qualche domanda ce l’eravamo posta recentemente su queste pagine immateriali, Forse è opportuno continuare questo filone d’indagine, e forse no: comunque ci proviamo.
Intelligenze artificiali open source verranno eseguiti da AI center (basati su chip a core open source) che oggi non possono fare a meno di una avvedutissima strategia basata su container e sulla convergenza normativa intorno alla ISO/IEC 42001, che è ancora tutta da trovare, insieme alle varie NIS2 e Dora, e prima ancora le varie ISO ventimila (20000, 27001 e compagnia cantante).