Come cambia la gestione del dato nell’era della regolamentazione e della trasformazione digitale? Lo spiega Nigel Tozer, Solutions Marketing Director EMEA di Commvault
Di recente, Juan Beetge, Senior Storage and Compute Manager del magazine News UK ha affermato: “Comprendere come funzionano i dati e utilizzarli in modo responsabile è fondamentale per comprendere i nostri lettori e avere successo sul fronte commerciale. È importante inoltre che dati e tecnologia permettano a un’azienda di acquisire “cultura” dalla trasformazione digitale che stiamo vivendo.”
In sostanza, osserva Nigel Tozer, Solutions Marketing Director EMEA di Commvault, in due frasi e con la capacità di sintesi della lingua inglese è stata colta la relazione tra la necessità di dati per la digital transformation e i problemi legati al loro utilizzo e archiviazione all’interno di un’azienda. E’ por vero che i dati rappresentano la linfa vitale di un’organizzazione, ma la rigidità legata alla loro protezione e uso può rischiare di rallentare, se non bloccare, le iniziative di digital transformation.
La notizia positiva, osserva però il manager, è che questi due aspetti – disponibilità dei dati e loro protezione – non si trovano necessariamente in disaccordo. Una strategia completa, che fornisca visibilità end-to-end sui dati, progettata per essere sicura, ordinata e accessibile (per eventuali controlli), può oggi rispondere a entrambe le richieste.
Creare una strategia relativa ai dati in grado soddisfare le richieste del GDPR e della digital transformation dovrebbe essere la priorità di un CIO, anche dopo il 25 maggio.
Il dato di fatto è che applicare buone pratiche di governance è sempre utile, e con l’entrata in vigore del GDPR diventa un requisito normativo tenere le informazioni aggiornate e conservarle solo per il tempo necessario in base allo scopo stabilito, a meno che altri regolamenti non prevedano periodi di conservazione più lunghi. Ma come tutto ciò può essere di aiuto al business?
Visibilità sull’intero insieme dei dati
Utilizzando approcci tradizionali, gli sforzi richiesti per visualizzare dove ogni singolo dato è archiviato sono difficili da calcolare, specialmente quando si tratta di informazioni non strutturate.
Essere in grado di analizzare grandi volumi di dati richiede strumenti sofisticati di profilazione, ricerca e analisi, utili non solo per i dati di una persona, ma anche per capire come gli impiegati accedono e utilizzano le informazioni.
Il controllo basato su ruoli è necessario per limitare l’accesso solo a determinate persone.
Dati aggiornati e policy precise
Nell’articolo cinque del GDPR, evidenzia Tozer, si indica che i dati personali archiviati da un’azienda dovranno essere accurati e aggiornati.
Dati migliori e più gestibili, utilizzati in processi e workload moderni non solo incrementano la conformità con il GDPR, ma diventano la forza abilitante per chi opera in azienda. Con un accesso più rapido ai dati più recenti, DevOps e le fasi di test possono essere velocizzati.
Un ulteriore elemento chiave è l’automazione, che assicura che le policy aziendali siano applicate ai nuovi progetti in modo uniforme e che durante le fasi di sviluppo, copia, revisione e aggiornamenti siano gestiti in sicurezza, nel modo più efficiente possibile in termini di spazio.
Dati più aggiornati, abbinati alla massima chiarezza sugli obiettivi per i quali si è autorizzati a utilizzarli possono essere utili per i team di business intelligence.
Con il consenso del cliente, queste informazioni aggiornate possono fornire dettagli di elevato valore sul comportamento, i bisogni e le sfide di un cliente, aiutando un’azienda a gestirli al meglio, con servizi più efficaci.
Costi ridotti
Il GDPR richiede la cancellazione di tutte le informazioni che non sono più rilevanti o necessari a fini normativi, per cui le aziende si troveranno velocemente con raccolte e archivi di dati più snelli. Con meno copie non necessarie o file legacy salvati “in caso di”, i costi di storage on-premise e nel cloud si ridurranno in modo rapido.
IDC prevede, osserva Tozer, una diminuzione dei costi di storage e gestione dei dati fino al 42% e delle spese software del 52%. Questi risparmi potranno essere reinvestiti in iniziative nuove e di maggior valore o in progetti tecnologici innovativi come machine learning e AI.
«Il GDPR richiede una forte collaborazione tra reparti IT e business e fornisce l’opportunità perfetta per un loro confronto sulla digital transformation. Al centro della discussione sui dati c’è il tema di quali dati siano necessari, quali già disponibili, dove si trovino e per cosa vengano utilizzati, proprio quello che prescrive il GDPR. Con una chiara definizione dei requisiti di conformità e degli obiettivi di business, i team IT possono assicurare che gli approcci di gestione dei dati siano adeguati per la trasformazione digitale e per il GDPR», conclude Tozer.