Cloud&Business n. 63: La Digital Transformation avanza

I nuovi paradigmi, dal cloud alla mobility all’IoT  favoriscono la trasformazione digitale. Il tema è affrontato su Cloud&Business di luglio

 

Virtualizzazione, Cloud, larghissima banda, mobility, sono tutti paradigmi che hanno creato le condizioni di base per una profonda trasformazione nel modo di organizzare, produrre e interagire con i propri clienti. Il tema è analizzato  nella cover story di Cloud&Business di Giugno.

Le aziende si muovono in un mondo sempre più interconnesso dove il business opera in pratica su base h24. E’ un modo di operare che ha mandato in soffitta vecchi modelli di business e organizzativi ideati quando erano supportabili periodi di fuori servizio anche di ore. Oggigiorno, il successo di un’azienda e la sua stessa permanenza sul mercato si gioca sulla base di una manciata di minuti.

Digital transformation, Cloud&Business n. 63: La Digital Transformation avanza
Cloud&Business n. 63

Il dato di fatto è però che quello che va sotto il nome di Digital Transformation è un processo che tutti riconoscono primario ma che poi nella realtà, osserva ad esempio Albert Zammar, Vice President Southern EMEA Region di Veeam Software, si scontra con quello che viene comunemente riferito come “Availability Gap”, e cioè la differenza che esiste tra quanto richiesto per una reale digital transformation, e la realizzazione di efficienti e sicure infrastrutture di cloud ibrido, e la realtà aziendale in fatto di continuità operativa dell’IT anche sotto severe condizioni.

Per valutare lo stato di predisposizione delle aziende ad una reale ed efficace trasformazione digitale, basata sulla virtualizzazione, sul cloud e su quanto reso disponibile dalle nuove tecnologie di elaborazione, di rete e di storage, Veeam ha commissionato a Enterprise Strategy Group (ESG) una ricerca che ha coinvolto aziende su scala mondiale sia del mondo produttivo che della PA.

I risultati dello studio

I dati che ne sono emersi disegnano un quadro in evoluzione ma non come ci si aspetterebbe, complice in questo anche le stesse dimensioni di aziende, che pagano in non pochi casi le grandi dimensioni (soprattutto per la PA) con una minor flessibilità.

Nonostante il 96% delle imprese abbia in corso o già programmate iniziative mirate alla digital transformation, secondo i dati emersi esiste un notevole divario tra le aspettative degli utenti e quello che la tecnologia riesce a garantire. L’82% delle aziende ammette di trovarsi spesso a convivere con il citato “Availability Gap”.

Va considerato che al termine corrisponde una perdita economica che mediata sulle aziende coinvolte nella ricerca, alcune anche di grandissime dimensioni con decine di migliaia di dipendenti, il costo derivante dal non disporre di una efficiente soluzione di business continuity atta a garantire un funzionamento dell’IT e delle applicazioni di tipo “Always On” viene a pesare sul bilancio per una media di 21,8 milioni di dollari l’anno.

Sempre dal  report, condotto su oltre 1.000 IT manager in 24 nazioni, emerge che il 69% delle multinazionali ritiene che il continuo accesso ai servizi, ovvero l’Availability, sia una condizione necessaria per la Digital Transformation.

Nonostante ciò, la maggioranza dei responsabili IT (il 66%) asserisce che queste iniziative subiscono dei ritardi a causa di interruzioni di servizio non pianificate, provocate da attacchi cibernetici, malfunzionamenti dell’infrastruttura, interruzioni della rete e disastri naturali.

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Albert Zammar, Vice President Southern EMEA Region di Veeam Software

Perdite dirette e indirette

Ma non si tratta solo della perdita di business quando un sistema si ferma. Ci sono altri costi da aggiungere. Il down time e la perdita di dati compromettono non solo il fatturato ma anche la reputazione delle imprese nei confronti dei clienti o degli utenti nel caso della PA o di fornitori di servizi, anche se si tratta di un danno economico non quantificabile nell’immediato.

Lo studio ha in ogni caso evidenziato che quasi la metà delle aziende coinvolte ha rilevato una perdita di fiducia da parte dei clienti, mentre il 40% ha riscontrato un danno all’integrità del proprio brand, con un impatto negativo sia sulla reputazione del brand stesso sia sulla fidelizzazione dei clienti.

Per quanto riguarda invece le implicazioni interne, un terzo degli intervistati ha constatato una diminuzione della fiducia dei dipendenti e il 28% ha dovuto riallocare le proprie risorse per far fronte a questa criticità. In pratica, per tamponare la situazione ha dovuto sottrarre budget e/o personale ad altre divisioni aziendali.

Rotta verso il Multi-Cloud

Una soluzione atta ad accelerare la riduzione del gap esistente è prevedibile venga trovata nel cloud e soprattutto nel cloud ibrido. Il cloud e i suoi modelli di fruizione stanno modificando il modo in cui le aziende si approcciano alla protezione dei dati.

Il report evidenzia sotto questo aspetto che numerose imprese considerano il cloud come un trampolino di lancio per la propria agenda digitale, con investimenti nel software as a service destinati ad aumentare del 50% nei prossimi 12 mesi.

Quasi la metà dei leader aziendali (43%) ritiene anche che i cloud provider possano fornire un servizio migliore per i dati mission-critical rispetto ai processi IT interni. Gli investimenti nel Backup-as-a-Service (BaaS) e Disaster Recovery as a Service (DRaaS) aumenteranno di pari passo in quanto le aziende li combineranno con la tecnologia cloud.

Facilitare la Digital Transformation

Una conferma che il mercato premia strategie volte a soddisfare le esigenze della digital transformation e del paradigma cloud lo si ha anche analizzando quanto fatto da Centro Computer, che cresce e rende operativa “Vision 2020”, la strategia che ha sviluppato per guidare le aziende nella trasformazione dell’IT

Centro Computer, società di consulenza specializzata in prodotti, servizi e soluzioni IT per le aziende, ha, come accennato, ampliato la propria strategia denominata “Vision 2020” con investimenti in strumenti e nuove risorse, per indirizzare le esigenze di business che le aziende dovranno affrontare nei prossimi anni.

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Roberto Vicenzi, Vice Presidente di Centro Computer

L’azienda ha chiuso il 2016 positivamente con un fatturato pari a 36 milioni di euro, grazie anche all’incremento delle attività e all’ampliamento dell’offerta, che hanno consentito di allargare il suo raggio d’azione sul territorio con progetti significativi nelle differenti aree di specializzazione.

In particolare, è cresciuta del 26% per i servizi gestiti e per quanto concerne i Managed Service Provider, che permettono alle aziende di beneficiare della formula dei canoni operativi mensili, senza l’onere di dover acquistare postazioni e apparati, con la massima disponibilità di utilizzo, assistenza e manutenzione.

E’ anche proseguita la sua strategia di acquisizione a portfolio clienti delle imprese di medie e grandi dimensioni, con nomi del calibro di Decathlon, Acetum, Granarolo e Gi Group, mentre si è leggermente ridotta la sua attenzione verso le aziende più piccole.

Tra le nuove partnership siglate con i leader nel comparto dell’UCC, figurano invece Enghouse, multinazionale esperta nel comparto della Customer Experience & Interaction Management con una soluzione per i call center, e Re Mago, che ha apportato una soluzione per le sale riunioni. Entrambe le applicazioni si integrano poi con Microsoft Skype for Business.

Stiamo operando con assiduità presso le aziende, portando veri e propri messaggi di evangelizzazione sui temi legati all’IoT, Mobility e Smart Working. Come sempre, l’esperienza è quello che abbiamo e sentiamo dentro di noi. Al primo posto abbiamo messo i nostri valori, l’indipendenza e la qualità dei nostri servizi, senza dimenticare la credibilità che vantiamo presso le aziende, una forza che abbiamo costruito con il lavoro di una vita”, ha commentato Roberto Vicenzi, Vice Presidente di Centro Computer.

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